
Il trend “WW3” su TikTok: come e perché la Gen Z gioca con la paura nucleare
WW3 è il trend su TikTok in cui la Generazione Z cerca di rimpicciolire la paura di una Terza Guerra Mondiale.

WW3 è il trend su TikTok in cui la Generazione Z cerca di rimpicciolire la paura di una Terza Guerra Mondiale.
Non avremmo mai creduto di parlare di WW3, ovvero Terza Guerra Mondiale. Eppure quella sera in cui gli Stati Uniti hanno bombardato l’Iran quanti e quante tra noi si sono chiesti: il sole domani sorgerà come sempre? Il 28 gennaio 2025 l’Orologio dell’Apocalisse (ovvero il tempo che manca alla catastrofe mondiale) è stato aggiornato a 89 secondi alla mezzanotte: proprio pochi giorni dopo l’insediamento di Donald Trump, le paure degli scienziati hanno preso corpo. Ma se lo aggiornassero dopo il bombardamento forse il tempo che ci resta sarebbe di molto inferiore. Tuttavia non vogliamo aggiungere il panico al panico, ma vogliamo raccontarvi di un insolito fenomeno che si è sviluppato sui social network a seguito della situazione diplomatica internazionale.
Le tendenze sui social network sono spesso individuate da una serie di motivi contingenti. Tuttavia WW3 consiste in una tendenza relativa a un contesto geopolitico internazionale ben preciso: viviamo in un momento storico in cui ci sono le forze politiche cosiddette occidentali schierate contro altre forze politiche lontane dal punto di vista filosofico. Ma attenzione, non si tratta di un opposizione sul piano dei diritti umani o per difendere un popolo: attacchi e guerre possiedono sempre un retroterra differente, quasi sempre sono caratterizzate da un interesse economico, e a volte anche degli orrori inenarrabili, cui diamo il nome di genocidi.
A fine giugno 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha bombardato l’Iran, poco dopo che l’Iran era stato già colpito da Israele. La “ragione” è nel programma nucleare iraniano e il suo sviluppo, che la nuova Persia assicura essere in fieri per ragioni energetiche. Ma purtroppo sappiamo che non esistono ragioni nella guerra: contemporaneamente Israele porta avanti da ottobre 2023 un attacco nei confronti della Palestina, motivato da un grave attentato condotto da Hamas, il quale ha portato anche al sequestro e all’uccisione di numerosi ostaggi. Ma se c’è una cosa che l’11 settembre ci ha insegnato è che la guerra al terrorismo non può funzionare in questo modo. E che ci sarà sempre un’escalation, ci saranno alleanze, unioni rapporti di forza. E da questo quadro non possiamo ignorare cosa accada ormai da febbraio 2022 in Ucraina, Paese dilaniato dalla Russia di Vladimir Putin.
Ogni giorno veniamo a contatto con le immagini di questi orrori: dai bambini palestinesi ai civili ucraini, senza dimenticare che c’è una guerra che incombe anche a Taiwan, e che c’è sempre una Corea del Nord, schierata con la Russia e con l’Iran. Le due guerre mondiali del Novecento ci hanno mostrato come queste alleanze tra Paesi siano delicate e come basti una scintilla per dare vita a un conflitto di dimensioni planetarie. La differenza è soprattutto nella bomba atomica, alla fine della Seconda guerra mondiale posseduta solo dagli Stati Uniti, oggi in dotazione a diverse nazioni. Per non parlare delle forme di guerra ibrida e di terrorismo che il conflitto può assumere.
Come riporta il New York Post, nella terza settimana di giugno le ricerche su Internet e in particolare i social network sono aumentate per la stringa “gli Stati Uniti andranno in guerra” e “Terza guerra mondiale” rispettivamente del 5000 è del 2000%. Ma su i social network, in particolare su TikTok, la piega che è stata presa è un po’ particolare: c’è chi si è domandato se il conflitto planetario avrebbe interferito con il proprio ordine su Shein, c’è chi ci ho scherzato su con un gioco di parole (“I wanted a summer glow up, not a summer blow up”, che significa “volevo una tintarella estiva non un’esplosione estiva”), chi ha iniziato a disquisire di outfit mimetici e chi ha sfoderato meme da film e serie tv, come I Simpson.
I meme sono il mezzo con cui la Gen Z sta cercando di gestire il panico per una possibile terza guerra mondiale. Ovviamente il tutto in diretta internazionale con il trend WW3: si moltiplicano i real e le immagini, in cui si cerca di sdrammatizzare. L’ironia cerca di scacciare l’ansia, che è inevitabile in questi frangenti. Forse per le generazioni precedenti è un po’ diverso. La paura viene gestita cercando di rifugiarsi nella routine quotidiana, come Arthur Schopenauer insegna. Ma per i giovani no: ricercare a tutti i costi l’ironia sembra quasi rimpicciolire l’orrore, lo depotenzia, lo riduce a uno scherzo, a un film horror che si guarda nelle notti d’estate insieme agli amici. Tuttavia in questo gap generazionale nessuno ha ragione: i vecchi dovrebbero utilizzare le armi della democrazia per opporsi alla guerra, e così dovrebbero fare i giovani maggiorenni. Ma comprendiamo che più di qualcuno possa essere sopraffatto dalle contraddizioni del sistema, rinunciando a protestare.
Utilizzare i meme e la loro ironia per sminuire la portata di una Terza guerra mondiale non sarà una strategia psichica fruttuosa. È come quando nascondiamo la polvere sotto al divano, ma poi un colpo di vento la sposta ed è come se i nostri sforzi per le pulizie fossero vani. L’ironia è bella, così come lo è la satira: è un’espressione importante degli esseri umani. Ma non può e non deve essere la sola reazione. La paura va anche vissuta, per trovare il modo di fare qualcosa anche nel proprio piccolo. Sicuramente non cambierà molto, ma che soddisfazione sentire di aver fatto la propria parte.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
Cosa ne pensi?