Molti italiani, in questi giorni di reclusione forzata, si stanno chiedendo cosa ne sarà delle loro vacanze estive. Ieri il Messaggero ha intervistato il virologo Massimo Andreoni, che ha spiegato quali sono le scelte migliori per concedersi un periodo di ferie e rischiare il meno possibile il contagio.

Andreoni lavora presso il Policlinico Tor Vergata ed è anche il direttore scientifico della Società di malattie infettive. Il medico ha dichiarato che secondo lui per ora la situazione è “parzialmente sotto controllo”.

A suo avviso nei prossimi mesi saremo costretti a una convivenza con il coronavirus. Pertanto è importante essere pronti ad effettuare controlli serrati e, nel limite del possibile, i tamponi naso-faringei per intercettare i nuovi eventuali malati.

Andreoni ha risposto anche ad altre domande frequenti in questo periodo. Ad esempio ha smentito chi sostiene che il virus se ne andrà dopo 70 giorni, spiegando che sta effettivamente perdendo virulenza, ma è pressoché impossibile che scompaia a breve.

Il Lazio è la regione più popolosa d’Italia ma al 26 aprile risultano 384 decessi. Pochi se consideriamo che in Lombardia ce ne sono oltre 12mila in più. Il virologo sostiene che la sua regione avrebbe potuto piangere qualche morto in meno ma anche il Lazio “sta pagando quando accaduto nelle Rsa”.

Infine Andreoni ha dato il consiglio dell’esperto per quanto riguarda le vacanze estive del 2020: secondo lui la montagna è preferibile al mare. “Il distanziamento tra le persone è più facile”, spiega.

In molti si chiedono se effettivamente il COVID-19 scomparirà con l’arrivo del grande caldo, come altri virus influenzali. Ma il virologo ci va cauto: “Può attenuarsi”, lasciando intendere che con il caldo quasi sicuramente avremo una diminuzione dei contagi ma che, per quanto ne è dato sapere, non sarà il caldo a sconfiggere definitivamente il coronavirus.

Il comparto turistico italiano è probabilmente quello che più sta pagando (e che pagherà) le conseguenze dell’emergenza in corso. Il turismo contribuisce per una percentuale che va dal 13 al 15% al Prodotto Interno Lordo del nostro Paese.

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