Ilaria Salis di nuovo in catene in tribunale a Budapest, tra gli insulti dei gruppi neonazisti

Negati i domiciliari alla 39enne italiana, apparsa di nuovo in manette e catene in tribunale. L'attivista è detenuta in Ungheria da oltre un anno con l’accusa di aver aggredito due militanti di estrema destra.

Nuova udienza per Ilaria Salis, la 39enne italiana detenuta in Ungheria da 13 mesi con l’accusa di aver aggredito due militanti di estrema destra tra il 9 e il 10 febbraio scorso. Nella mattinata di oggi, 28 marzo 2024, la donna è comparsa di nuovo in aula con manette e ceppi alle caviglie, legata tramite catena a una delle guardie che la scortavano: è la seconda volta dopo il processo dello scorso gennaio.

Resta in cella”, questa la decisione del giudice Jozsef Sòs, il quale, nell’udienza di questa mattina, ha rifiutato la misura alternativa ovvero gli arresti domiciliari. A far discutere più di tutto, però, sono state le manette e i ceppi alle caviglie, una misura definita dagli avvocati Mauro Straini ed Eugenio Loscosproporzionata, lesiva della dignità umana e della presunzione di innocenza”, come riportato da RaiNews. Secondo Losco, presente in aula questa mattina, non ci sarebbero motivazioni sufficienti a giustificare il pericolo di fuga: i due giudici hanno presentato quindi ricorso. La pratica della coercizione contravviene inoltre la direttiva n. 343 del 2016 dell’Unione europea, all’art. 5, la quale impone agli Stati membri di garantire che, durante i processi, indagati e imputati non siano presentati come colpevoli “attraverso il ricorso a misure di coercizione fisica”.

Presenti in Tribunale anche alcuni estremisti di destra, che hanno minacciato il gruppo di legali e amici di Salis, tra i quali erano presenti anche il fumettista Zerocalcare e alcuni esponenti di Giuristi Democratici: “Stai zitto o ti spacco la testa”, avrebbero detto, in base a quanto riportato dal Resto del Carlino. “Ci aspettavano e ci hanno insultato e minacciato in ungherese”, ha riferito Losco. “Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando”.

Roberto Salis, il padre dell’accusata, ha commentato la decisione del giudice parlando di “prova di forza del governo Orban”. “Un po’ me lo aspettavo – riporta Rai News Ilaria qui è considerata un grande pericolo (…) I nostri ministri non hanno fatto una bella figura e il governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza”, ha aggiunto poi. “Le catene non dipendono dal giudice ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il governo italiano può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane”.

A commentare la vicenda numerosi politici italiani, tra cui Alessandro Zan, che sul suo profilo Instagram scrive: “Ilaria Salis di nuovo trascinata in catene nell’aula di tribunale Budapest. Tra le minacce e gli insulti dei gruppi neonazisti. Lo stato di diritto secondo Orban, amico e maestro di Giorgia Meloni. Che continua a tacere. Forza, Ilaria!”.

Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle, dichiara invece, come riportato da RaiNews: “Un trattamento inumano e degradante (…) Le manette ai polsi, catene alle caviglie e al guinzaglio, come a gennaio. Vergognoso”, mentre l’ex deputata Alessia Morani commenta: “Fanno male, e dovrebbero indignare tutti, una donna al guinzaglio è il simbolo di un’umiliazione, di un Medioevo che ritorna”. In una lettera, scritta a mano, Ilaria Salis ha autorizzato la stampa italiana a pubblicare le immagini che la ritraggono in catene durante l’udienza.

Nel febbraio 2023, la 39enne maestra elementare si trovava a Budapest per una contromanifestazione in opposizione alle celebrazioni del “Giorno dell’Onore”, giornata nella quale gruppi di estrema destra europei si ritrovano per commemorare il battaglione nazista che nel 1945 fermò l’Armata Rossa dall’ingresso in città. In seguito all’aggressione di alcuni manifestanti neonazisti, la donna era stata fermata dalla polizia locale come presunta responsabile. A supporto dell’accusa, ci sarebbero stati una serie di video in cui però gli aggressori erano tutti a volto coperto: da allora, la donna è detenuta a Budapest. “Da tempo ha preso le distanze da posizioni più radicali, ma mia figlia resta antifascista”, ha detto a più volte il padre Roberto Salis, come riportato dal Corriere della Sera.

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