La legislazione indiana sull’aborto prevede, come riporta il Guardian, l’interruzione della gravidanza fino a 20 settimane, secondo il Medical Termination of Pregnancy Act. Tuttavia, moltissime donne indiane non sono in grado di beneficiare di questa legge: le donne Dalit.

Nonostante la legge sull’aborto in India sembri progressista, esclude le donne Dalit perché, essendo parte della casta più povera ed emarginata del Paese, in passato definiti “intoccabili”, non hanno accesso ai servizi sanitari competenti.

Come scrive Shreeja Rao sul Guardian, il costo degli aborti chirurgici in India si aggira intorno alle 15.500 rupie (160 sterline), mentre quelli farmacologici costano 1.500 rupie (16 sterline). Se per la maggior parte delle donne di caste più alte questi possono essere prezzi più che accessibili, si tratta di cifre enormi per le donne Dalit che guadagnano circa 1 sterlina a settimana.

Le donne Dalit, a causa del fattore economico, sono costrette ad affidarsi ai medici delle zone rurali: le statistiche indiane sulla salute rurale 2019-20, però, hanno rivelato che il 67% degli aborti  in queste zone non è sicuro. Il report ha scoperto una carenza del 70% nel numero di ostetrici e ginecologi in queste zone, dove vive il 77% dei Dalit.

Oltre a questo, si pone il problema dell‘accessibilità delle strutture sanitarie per le donne Dalit: “Le strutture sanitarie pubbliche spesso negano alle donne Dalit l’assistenza riproduttiva a causa della loro casta. Sono costrette a dipendere da aborti praticati in circostanze non sicure“, ha detto al Guardian Rihana Mansuri, un’attivista che lavora nell’Uttar Pradesh.

Qualcosa, però, sta iniziando a cambiare. Le donne Dalit si sono mosse per fondare il Rural Women’s Social Education Centre (Ruwsec), nello stato di Tamil Nadu, diretto e gestito da donne Dalit: il centro fornisce aborti medici sicuri e a basso costo.

Al Ruwsec un aborto costa 500 rupie (6 euro circa), rispetto alle 15.500 delle strutture sanitarie private.

La dottoressa Subha Sri, ostetrica del comitato consultivo del Ruwsec ed ex direttrice della clinica, ha detto al Guardian che ci sono pochissime organizzazioni come la loro che si occupano in modo specifico di salute riproduttiva per le donne Dalit.

È tempo che le voci delle donne Dalit siano al centro delle conversazioni femministe sull’autonomia corporea, che non deve più avvenire a nostre spese, ma attraverso la nostra leadership“, ha dichiarato Shreeja Rao sul Guardian.

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