"Sono felice non avrai altri figli", e gli insulti orrendi a Paola Turani

La modella e influencer bergamasca ha detto basta ai commenti pieni di odio degli hater. Sulle storie Instagram ha pubblicato le frasi assurde che le sono state rivolte: "Non sopporto più per questo schifo e questa cattiveria".

Paola Turani, influencer da due milioni di follower su Instagram, dice basta agli hater. Da quando è diventata mamma del piccolo Enea Francesco, nato l’8 ottobre del 2021, i messaggi pieni di odio e cattiverie gratuite si sono intensificati. Tanto da far perdere le staffe alla modella bergamasca, solitamente molto paziente.

E così ha deciso di sfogarsi sulle sue storie e pubblicare un paio di contenuti agghiaccianti, chiedendo di aiutarla a segnalare la persona che li ha scritti e che lei stessa per prima ha bloccato. Poi si è sfogata:

“Non sono solita farlo, lascio quasi sempre perdere ma la mia pazienza ha un limite. Però non li sopporto più per questo schifo e questa cattiveria. Dopo un po’ diventa davvero pesante. Che poi dico mica li obbligo io a seguirmi”.

Instagram @paolaturani

A leggere gli screen si capisce bene il perché Paola Turani si sia stufata. Messaggi come questi che vi mostriamo, vanno ben aldilà della critica, sono solo insulti orrendi:

“Sono felice che non avrai altri figli, così dopo che te la sei menata solo perché allatti non dovremo subire tutte ste stronzate di nuovo”.

“Spero tu non abbia altri figli, l’infertilità non ti ha insegnato nulla”.

“Ma questo bimbo cicciottello, fa male al cuore e al fegato la ciccia. Le vere mamme lo sanno, altro che andare a fare gli shooting”.

Instagram @paolaturani

Sono odio puro e Paola Turani non vuole più passarci più sopra, ma chissà quante volte lo avrà fatto. Non si tratta più di semplici critiche o battute, ma nascondono ben altro: invidia, ignoranza, misoginia, cattiveria e una mancanza di sensibilità inaudita.

Infilare il dito nella piaga sul dolore di una donna che ha combattuto per anni con l’incubo dell’infertilità mentre desiderava essere madre, e che oltretutto ha condiviso con sincerità il suo percorso. Farla sentire inadeguata perché lavora, beh è ora di dire basta. Le parole hanno un peso, sono una forma di violenza, e chi le dice deve prendersi le sue responsabilità.

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