Alla fine Lavinia Flavia Cassaro è stata licenziata. Si tratta dell’insegnante che, durante un corteo contro CasaPound, insultò i poliziotti schierati a garantire la sicurezza dei manifestanti. La docente, come ricorderete, era stata indagata dalla Procura di Torino: ora, come conferma l’agenzia di stampa Ansa.it, l’ufficio scolastico le ha notificato il provvedimento con decorrenza primo marzo. Lavinia Flavia Cassaro è fuori dall’insegnamento: la sua “colpa” è stata quella di aver rivolto parole poco edificanti nei confronti delle forze dell’ordine.

Il coordinatore nazionale Cub Scuola, Cosimo Scarinzi, ha annunciato che il sindacato “garantirà piena difesa sia in sede legale che mediante l’azione sindacale” nei confronti di un’insegnante a cui è stata inflitta una sanzione ritenuta “sproporzionata”. Era stato lo stesso Ufficio scolastico del Piemonte – è doveroso sottolinearlo – a proporre il licenziamento per l’insegnante per la “grave condotta” tenuta lo scorso 22 febbraio durante la manifestazione antifascista per protestare nei confronti di CasaPound che stava tenendo un comizio all’interno di un albergo del centro di Torino.

Ma cosa ha fatto Lavinia Flavia Cassaro? La maestra è indagata dalla Procura per istigazione a delinquere, oltraggio a pubblico ufficiale e minacce: durante il corteo aveva urlato “dovete morire” ai poliziotti schierati in strada. In quell’occasione, mentre augurava loro la morte, era stata ripresa dai cronisti presenti.

“Pare evidente che se Lavinia non fosse stata intercettata da giornalisti affamati di notizie e se, subito dopo, il premier della ‘Buona scuola’ non avesse ceduto alla tentazione di individuare una ‘cattiva maestra, il caso Cassaro non ci sarebbe mai stato” ha tuonato Cosimo Scarinzi, coordinatore nazionale del “Cub Scuola” che non ci sta a questa decisione e annuncia battaglia. Si dice pronto a “dimostrare l’inconsistenza della contestazione di addebito mossa alla maestra”. Un caso di “democrazia autoritaria”, prosegue ancora Scarinzi, che definisce il licenziamento “una sanzione sproporzionata”.

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