In Iran la repressione non si ferma. Altri due ragazzi sono stati impiccati, in seguito alle manifestazioni di piazza iniziate a settembre 2022 dopo l’uccisione di Mahsa Amini, morta perché non indossava bene il velo. Mohammad Mahdi Karami (22 anni) e Seyyed Mohammad Hosseini (39 anni), questi i loro nomi, sono ritenuti “i principali autori del crimine che ha portato al martirio di Rouhollah Ajamian e sono stati impiccati“, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Mizan Online.

Entrambi erano stati arrestati il 3 novembre, a Karaj, vicino a Teheran, durante la cerimonia in ricordo della 20enne Hadis Najafi, uno dei simboli delle proteste. Karami era un campione di karate, mentre Hosseini era maestro-volontario di arti marziali in una squadra di bambini.

I due erano tra i componenti di un gruppo di 16 persone arrestate per l’uccisione del paramilitare Ajamian: cinque sono stati condannati a morte e altri 11, tra cui tre minorenni, hanno ricevuto lunghe pene detentive, fino a 25 anni. Le loro difese avevano provato a presentare ricorso per evitare che si arrivasse alla condanna a morte, ma la Suprema Corte ha dato parere negativo.

Mohammadhossein Aghassi era stato indicato da Karami come suo legale, ma non ha potuto difenderlo a causa del rifiuto da parte della Corte. L’avvocato ha così dato la sua versione dei fatti: il giovane aveva iniziato a fare lo sciopero della fame per protestare contro il “rifiuto della mia richiesta di averti come mio avvocato”, secondo quanto gli aveva riferito dal carcere. Prima di essere giustiziato il giovane aveva inoltre richiesto di vedere per l’ultima volta la sua famiglia, ma anche questo non gli è stato concesso.

Hosseini, invece, secondo la versione dei suoi avvocati alla BBC, sarebbe stato più volte picchiato e bendato nel corso della sua detenzione.

A esprimersi su quanto sta accadendo ormai da mesi in Iran è stato il portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Ue: “L’Ue invita inoltre le autorità ad annullare senza indugio le recenti sentenze di condanna a morte già pronunciate nel contesto delle proteste in corso e a garantire un giusto processo a tutti i detenuti. Ora si fa appello all’Iran affinché rispetti rigorosamente gli obblighi sanciti dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l’Iran è parte. I diritti fondamentali, compresi i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica, devono essere rispettati in ogni circostanza”.

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