I diritti delle donne potrebbero subire un durissimo colpo in Iraq, se dovesse essere approvato il disegno di legge di cui si sta discutendo e che, fra le altre misure, propone di abbassare l’età del consenso sessuale, adesso fissata a 18 anni, ad appena 9.

La proposta di legge, che fa parte di un disegno più ampio da parte dei gruppi religiosi sciiti che governano il Paese per limitare i diritti civili, non solo porterebbe all’aumento dei matrimoni precoci, già purtroppo molto diffusi, ma contiene anche norme che di fatto priverebbero le donne del diritto al divorzio, di vedersi affidati i figli e di ricevere eredità.

“Mio marito e la mia famiglia si oppongono al matrimonio infantile – afferma al Guardian Raya Faiq, coordinatrice di una coalizione di gruppi che si oppone alla modifica della legge – Ma immagina se mia figlia si sposasse e il marito di mia figlia volesse far sposare mia nipote da bambina. La nuova legge glielo permetterebbe. Io non potrei oppormi. Questa legge legalizza lo stupro infantile”.

Questo è anche il motivo per cui nel Paese sono scoppiate numerose proteste, soprattutto dopo che, già lo scorso aprile, un’altra legge aveva criminalizzato le relazioni omosessuali, prevedendo una pena fino a 15 anni di carcere. Quella che gli sciiti stanno invece tentanto di modificare ora è la “legge sullo status personale” del Paese, la Legge 188, introdotta nel 1959 e considerata una delle più progressiste del Medio Oriente, che prevede una serie di norme generali che regolano gli affari delle famiglie irachene, indipendentemente dalla setta religiosa di appartenenza. Due tentativi per modificarla sono già falliti nel 2014 e nel 2017, ma ora la coalizione sciita ha una maggioranza piuttosto ampia in Parlamento, e l’iter per emendarla è sulla via della conclusione.

Amnesty International ha già avvertito che annullare questa legge significherà garantire “ai consigli religiosi delle sette sunnite e sciite dell’Islam in Iraq l’autorità di sviluppare il proprio ‘codice di norme della Sharia in materia di status personale’ entro sei mesi dall’approvazione della legge, minacciando di fatto i diritti delle donne e delle ragazze e la loro uguaglianza davanti alla legge”.

Gli emendamenti, infatti, darebbero l’opportunità ai cittadini musulmani di scegliere tra la legge attuale sullo status personale, perlopiù laica, o la legge religiosa, in base alla setta di appartenenza; qualora nella coppia ci fosse disaccordo, a prevalere sarà la decisione del marito, minando, come affermato da Sarah Sanbar, ricercatrice irachena di Human Rights Watch, “il principio di uguaglianza di fronte alla legge”.

Nella gran parte dei Paesi asiatici l’età del consenso varia dai 14 ai 18 anni; ci sono tuttavia alcune eccezioni raccapriccianti, come l’Arabia Saudita, dove non vi è alcuna restrizione d’età per il matrimonio, così come in Qatar.

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