In Irlanda si sta per avvicinare un momento storico. Il 25 maggio, infatti, il paese aprirà le porte al referendum popolare che chiederà ai cittadini di scegliere se abolire la legge datata 1983 che rese illegale l’aborto.

L’attuale legge irlandese vieta dunque l’interruzione della gravidanza appellandosi all’ottavo emendamento della Costituzione che pone il diritto alla vita del nascituro al pari di quello della madre. L’aborto viene vietato in qualunque caso, anche quando si tratta di gravidanza causata da stupro, incesto o anomalia fetale. Unica eccezione quando la gravidanza può mettere a rischio la vita della futura madre.

Ad annunciare la data del referendum il capo del governo Leo Varadkar – che è favorevole al sì – con un tweet sul proprio profilo Twitter, in cui ha scritto

Il 25 maggio gli irlandesi avranno la possibilità di cambiare la nostra costituzione: di fidarsi delle donne e di fidarsi dei medici.

Scegliendo il “sì” verrà introdotta in Irlanda la possibilità di accedere legalmente all’aborto. Con il “no” tutto resterà come è ora.  E ora chi infrange questo vincolo rischia una pena di reclusione che può arrivare fino a 14 anni.

Gli aborti eseguiti all’estero non vengono puniti: sono migliaia le donne che ogni anno si recano all’estero per interrompere la loro gravidanza, soprattutto nel Regno Unito. Stando ai dati forniti dal ministero della Salute britannico tra il 1980 e il 2015 le donne irlandesi che si sono sottoposte ad aborto sono state oltre 165 mila.

Secondo i dati dello studio del Pew Research Center sono circa 50 gli stati nel mondo che permettono l’aborto solo per salvare la vita alla futura madre. In sei paesi nel mondo l’aborto, invece, è ritenuto sempre illegale: El Salvador, Cile, Repubblica Dominicana, Nicaragua, Città del Vaticano e Malta

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