Isella Marzocchi: "Il mio stalker è libero con braccialetto elettronico. Non vivo più"

Da oltre un anno la donna vive un vero e proprio incubo, visto che l'uomo condannato a 2 anni per stalking continua a essere a piede libero. "Il gps che segnala la sua vicinanza ha già suonato 40 volte".

Un caffè che si è trasformato in ossessione, e in incubo per Isella Marzocchi, bolognese cinquantaduenne founder dell’ufficio stampa Progettocaffeina, che da oltre un anno convive con la paura di essere perseguitata dal suo stalker.

Tutto è nato alla cassa del supermercato, ha raccontato ad Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera, quando lui, Marco, 36 anni, l’ha avvicinata con una frase audace, “Oh, dai che mettiamo tutto insieme e ci facciamo una bella cenetta”, senza più mollarla; da lì l’idea di Marzocchi di accettare un caffè, con cui, ha detto, pensava “di togliermelo di torno”.

Le cose, però, non sono andate proprio così. Da allora – era il gennaio 2023 – Marco ha trovato in qualche modo il suo numero di cellulare e ha cominciato a tempestarla di chiamate e messaggi, oltre a farsi trovare ovunque lei andasse. Fino a quando Isella Marzocchi ha deciso di denunciarlo, facendo scattare il Codice rosso e il conseguente braccialetto elettronico, mentre a lei è stato consegnato il gps.

L’uomo è stato anche condannato a 2 anni per stalking, ma, spiega la cinquantaduenne, “Al processo non si è mai visto. Immagino che sia libero visto che io ho ancora questo aggeggio collegato al suo braccialetto elettronico e alla centrale dei carabinieri. Mi dicono che non sconterà un giorno di carcere e così io continuo a girare con lo spray e a guardarmi intorno”.

Per Marzocchi e la sua famiglia un vero e proprio incubo: “Da otto mesi sono legata agli spostamenti di quest’uomo che peraltro non avevo mai visto prima. Un’angoscia infinita. Anche venerdì scorso, quando ero in stazione, è suonato l’allarme del mio gps, mi hanno chiamato i carabinieri, che comunque ringrazio per il loro lavoro”.

Il gps trilla ogni volta che l’uomo si trova a meno di 40 metri di lei, mostrando il simbolo del divieto con una figura stilizzata che avverte “sei in zona a rischio”. Dopodiché la vittima viene chiamata dai carabinieri che chiedono se vada tutto bene.

“E quando scatta l’Sos io vado nel panico, soprattutto se sono per strada o su un mezzo pubblico. Che tendo a non prendere più”. Una situazione, aggiunge la donna, che si è verificata “Dallo scorso luglio almeno una quarantina di volte, anche perché lui abita nel mio quartiere. Ho dovuto rivoluzionare la mia vita […] Ho cambiato i miei percorsi abituali casa-lavoro, gli orari, per un periodo sono rimasta a casa. All’inizio avevo colleghe e colleghi che mi piantonavano quando arrivavo e quando uscivo, perché questa persona aveva iniziato a stazionare nel bar di fronte all’ufficio. Non si faceva molti problemi a seguirmi anche quando ero in compagnia”.

Pur non essendo mai stato fisicamente violento, lo stalker, racconta ancora Marzocchi, è “stato terribilmente ossessivo nel chiedermi di uscire, di vedersi, nel mandare messaggi a ogni ora, anche pesanti e allusivi, come se noi avessimo avuto una relazione. Tipo ‘voglio riaccarezzare il tuo corpo’, solo per rimanere alle cose più leggere. E questo praticamente da subito: ‘ti ho vista passare in auto con un uomo, chi era? Dove andavi?'”.

Ad appoggiarla, in questa brutta storia, Isella Marzocchi ha sempre avuto il marito e i figli di 9 e 12 anni, anche se è stato – e continua a esserlo – piuttosto complicato gestire la situazione, perché, spiega ancora, Marco “ha iniziato a chiamarmi in continuazione. E siccome lo bloccavo usava altre utenze. Io lavoro nella comunicazione e spesso mi chiamano giornalisti che non ho registrato, non posso non rispondere. È arrivato a usare cellulari di negozianti, ai quali chiedeva il favore di fare una telefonata. In genere io richiamo i numeri ai quali non posso rispondere: una volta mi sono ritrovata a parlare con un fruttivendolo pakistano al quale questo Marco aveva chiesto il telefonino. Sono capitate le situazioni più strane, con i carabinieri che mi chiamano: occhio che è a 30 metri, lo vedi? Insomma, un incubo”.

Ad angosciarla di più, tuttavia, è il pensiero di quando gli toglieranno il braccialetto: “È chiaro che è una persona disturbata. Ma poi c’è questa disparità di trattamento: lui libero di andare in giro, io costretta a evitare certi luoghi; lui che può non presenziare a processo, come ha fatto, io che dovevo esserci per testimoniare”.

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