Lo spiacevole avvenimento è avvenuto nell’agosto del 2014, quando un gruppo di hacker ha violato la privacy di Jennifer Lawrence ottenendo le sue foto intime e successivamente le ha diffuse in rete.

L’attrice ha raccontato a Vanity Fair quanto l’avvenimento abbia inevitabilmente segnato la sua vita. “Chiunque può guardare il mio corpo nudo, senza il mio consenso, in qualunque momento del giorno… è un trauma che esisterà per sempre“, ha dichiarato Lawrence alla rivista.

L’hackeraggio del 2014 non prese di mira i dispositivi elettronici della star, bensì il suo archivio iCloud, il database Apple dove una persona può salvare le proprie foto, i propri file e i documenti. I criminali usarono lo stesso procedimento anche per prendere di mira altre star, oltre 100 celebrità e tutte femminili che nell’hackeraggio del 2014 videro le proprie foto intime sul web, come Brie Larson e Kristen Dunst.

Quell’attacco fu un vero e proprio disastro, con le autorità che cercavano di bloccare i siti che condividevano le foto senza veli delle attrici. Inoltre, ci furono aspre critiche verso il servizio di archiviazione Apple, che si rivelò tutt’altro che sicuro.

Jennifer Lawrence, subito dopo l’attacco, aveva dichiarato di essersi sentita “come se mi avesse attaccato tutto il pianeta“. Ed è stato effettivamente così. Le foto fecero il giro del web perché gli utenti di tutto il mondo le condividevano, anziché provare a fermare quel fiume in piena. Lo stesso si può dire dei media, che invece di proteggere l’intimità delle star continuavano a riproporre le loro foto.

L’attrice protagonista di Hunger Games e Il Lato Positivo ha raccontato di quanto sia destabilizzante l’idea che chiunque possa vedere le foto del tuo corpo senza poterlo impedire. “Magari sei a un barbecue e qualcuno le tira fuori con il suo telefono. È stata una cosa impossibile da metabolizzare“, aveva detto dopo aver subito l’hackeraggio.

La star ha anche ribadito che nonostante sia un personaggio pubblico questo non dà il diritto alle persone di poter invadere la sua privacy, se non è lei a consentirlo. “Si tratta del mio corpo, sono io a dover decidere e il fatto che non lo possa fare è disgustoso“.

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