Kamala Harris e le donne senza figli "gattare e infelici" secondo JD Vance

Nello specifico: "un gruppo di gattare senza figli che sono infelici della propria vita e delle scelte che hanno fatto e quindi vogliono rendere infelice anche il resto del paese".

In un’intervista del 2021 a Fox News, JD Vance si riferisce a Kamala Harris e ad altre donne definendole “un gruppo di gattare senza figli che sono infelici della propria vita e delle scelte che hanno fatto e quindi vogliono rendere infelice anche il resto del paese”.

L’intervento dell’attuale candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti al fianco di Trump, al tempo in corsa per il Senato in Ohio, è tornato a far discutere animatamente stampa e opinione pubblica dopo questo “tweet-non più tweet” postato da Hillary Clinton, con battuta annessa sul ragazzo che “sicuramente non odia le donne” che rivendicano le loro libertà:

Il ragionamento proposto da Vance nel 2021 è in realtà ben peggiore di questo singolo passaggio, ed è volto a delegittimare, oltre all’attuale candidata democratica alla Casa Bianca e tuttora vicepresidente degli Stati Uniti, tutte le persone senza figli. Per intendersi, queste le sue parole:

Il fatto è che in questo paese siamo effettivamente gestiti dai democratici, dai nostri oligarchi aziendali, da un gruppo di gattare senza figli che sono infelici per la loro vita e per le scelte che hanno fatto, e quindi vogliono rendere infelice anche il resto del paese.
È un fatto evidente se si guarda a Kamala Harris, Pete Buttigieg, Alexandria Ocasio-Cortez: l’intero futuro dei democratici è controllato da persone senza figli. E che senso ha consegnare il nostro Paese a persone che non vi hanno realmente un interesse diretto?

Posto che per capire le elezioni americane è fondamentale comprendere la differenza tra repubblicani e democratici, l’idea di una sorta di punteggio di cittadinanza, cui far corrispondere un differente peso politico nella società a seconda del fatto di avere o meno generato figli, è alla base dell’idea lanciata da Vance di consentire ai genitori di votare a nome dei propri figli, affermando durante un discorso presso l’Intercollegiate Studies Institute, sempre nel 2021:

Quando vai alle urne in questo paese come genitore, dovresti avere più potere, dovresti avere più possibilità di far sentire la tua voce nella nostra repubblica democratica rispetto alle persone che non hanno figli.

Riprendere i discorsi del nuovo pupillo di Trump (lo stesso che qualche anno fa appellava il tycoon come “l’Hitler d’America”, ma tant’è!) non è pretestuoso: sia perché si tratta di visioni politiche espresse nel 2021, non decenni fa, e il confronto Vance-Harris è attualissimo; sia perché sul tema dei diritti riproduttivi, e quindi anche dell’aborto, di fatto smantellati nel giugno 2022 con il ribaltamento della storica sentenza Roe v. Wade del 1973, si gioca una fetta importante della campagna presidenziale.

Da parte di Harris non è tardata ad arrivare una risposta – “Ogni singolo americano ha un interesse nel futuro di questo Paese” -, mirata a spostare la discussione dalle fragili argomentazioni di Vance contro le donne senza figli ai “pericoli” del programma repubblicano*. “I brutti attacchi personali di JD Vance e Donald Trump sono in linea con il loro pericoloso programma Project 2025 per vietare l’aborto, decimare la nostra democrazia e sventrare la previdenza sociale”, ha affermato James Singer, portavoce della campagna di Harris, riferendosi all’omonimo piano, da cui lo stesso Trump ha cercato di prendere le distanze.

A difesa di Vance, il portavoce Taylor Van Kirk ha evocato la “nonna e le donne di famiglia” del candidato vicepresidente:

È risaputo che il senatore Vance ha avuto successo nella vita in gran parte grazie all’influenza di forti modelli femminili come sua nonna.

Risposta che, a onor del vero, assomiglia molto alla versione misogina dei refrain “Ho molti amici gay”, per difendersi da accuse di omofobia; disponibile anche nelle variati “ho molti amici neri/ musulmani/ trans” branditi all’occorrenza ad alibi di esternazioni razziste, islamofobe e transfobiche. E, a proposito di transfobia, la columinst del The Guardian Arwa Mahdawi, richiamando il voltafaccia di Vance a favore del un tempo tanto odiato Trump, scrive:

Vance, è evidente, non ha problemi a gettare in pasto ai lupi anche gli amici più intimi se questo aiuta la sua fame di potere. Una delle sue ex amiche, Sofia Nelson, è transgender; recentemente ha dichiarato al New York Times che Vance era favorevole alla sua transizione, e che le portò persino dolcetti fatti in casa dopo l’intervento chirurgico. La loro amicizia è finita nel 2021 quando il politico ha iniziato a dire “cose odiose sulle persone trans”, ha detto Nelson al Times.

Mahdawi ha poi ricordato alcune prese di posizioni retrograde di Vance sul divorzio, sulla Gran Bretagna definita dallo stesso un “paese islamico”, e soprattutto le atroci affermazioni anti-abortiste, con particolare riferimento a quando applaudì il ribaltamento della Roe v. Wade e sostenne il divieto di aborto in Texas (vietato, con l’unica eccezione del rischio vita per la madre). A chi gli chiese se non dovessero esserci almeno altre due eccezioni, cioè in caso di stupro e e incesto, Vance rispose: “Due torti non fanno una ragione”.

Avanzo le scuse per l’autoreferenzialità ma, nei giorni scorsi, quando ho condiviso sui miei social un passaggio del mio saggio sui diritti riproduttivi che parla proprio di Harris, non volevo essere né profetica, né ero a conoscenza delle affermazione passate di Vance:

Mi limitavo a constatare la banalità del sessismo e della misoginia, che trova nelle donne senza figli l’incarnazione dei peggiori incubi patriarcali da millenni, un tempo inceneriti nei roghi delle streghe o messi a tacere in manicomi dai cancelli che si aprivano facilmente per accogliere donne e altre persone sanissime, ma non conformi.
Sessismo e misoginia che ignorano il fatto che, a livello statistico, le persone senza figli sono semmai…

… quelle che più supportano i genitori e mantengono con loro relazioni profonde, oltre a farsi carico dei compiti di cura e assistenza. Le donne single e childfree tendono poi a creare reti di mutuo sostegno, e a portare il proprio contributo umano e di cittadine a beneficio della comunità. Per dirla con le parole della sociologa Amy Blackstone, le persone childfree non si riproducono biologicamente, ma la riproduzione sociale è importante tanto quella biologica, e forse di piú.

Da Libere. Di scegliere se e come avere figli, Einaudi, 2024.

Al di là delle solide e molteplici argomentazioni antropologiche, storiche e scientifiche, che smontano con facilità le puerili quanto fragili, ma purtroppo pericolose, idee riproduttive di Vance; nel frattempo, come prevedibile, cresce il numero di testate e media che si premurano di dare conto dello “status childless” di Harris, o sentono la necessità di mitigarlo facendo riferimento  alla “‘figlia’ (citata tra virgolette) di Kamala Harris”, che non si sa se sia meglio o peggio di “figlia del marito di Kamala Harris”.

Nulla di nuovo sotto il sole, purtroppo. La mammizzazione delle donne, anche quando senza figli, è una vera e propria ossessione in questi tempi di uomini smarriti di fronte alle donne che prendono spazio.

La donna potente, se è madre, sembra fare meno paura a chi il potere lo ha visto fino a quel momento solo in mano agli uomini […]

Da Michela Murgia, Stai zitta. E altre nove frasi che non vogliamo sentire piú, Einaudi, 2021.

Scrive Murgia, che usa le parole come un fioretto, e tocca precisa.
Resta solo una domanda, la solita: nel caso di candidati maschi, parleremmo mai dei ‘figli delle mogli’?
Interrogheremmo mai l’assenza di figli? Metteremmo mai in dubbio l’interesse nel futuro e l’autorevolezza di un avversario politico maschio sulla base di quello che ha o non ha generato?

La risposta la sappiamo già.

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