Laurearsi è ancora utile per trovare un lavoro o, a livello pratico, se ne può fare anche a meno? A dare la risposta a questo enigma è stato l’Osservatorio Job Princing, in collaborazione con Spring Professional e LHH Recruiting Solutions.

Sono diverse le domande a cui questo report del 2022 ha cercato di rispondere, e di certo non si è trattato di un compito facile. Il sistema di istruzione italiano risulta tra i più deboli in tutta Europa e la pandemia di Covid 19 non ha contribuito a migliorare la situazione. Una relazione diffusa dalla Education and Training Monitor, che tiene monitorati i sistemi di istruzione in tutti i Paesi d’Europa, ha rilevato 4 principali problematiche nel sistema italiano.

Innanzitutto, il sostegno economico inadeguato alle scuole (3,9% del PIL contro la  media europea di 4,7%), poi il basso numero di giovani tra i 25 e i 34 anni in possesso di laurea (solo il 28,9% contro una media 45,6% nel resto d’Europa). Altrettanto preoccupante è il fatto che il 13% degli studenti universitari finisce per abbandonare gli studi; oltre il 23% degli studenti delle scuola superiore, inoltre, presenta gravi lacune in lettura, matematica e scienze.

Tutto ciò si traduce in un livello di occupazione tra i più bassi in Europa, un problema solo in parte arginato dal fatto che, effettivamente, chi possiede una laurea tende a trovare più facilmente lavoro. Lo studio rivela, infatti, che il 25,8% di tutti gli occupati è stato costretto ad accettare un lavoro per cui si richiedono titoli di studio inferiori a quelli di cui si è in possesso. Un fenomeno che, secondo l’Istat e Almalaurea, sta avvenendo con sempre più frequenza. Basti pensare che, nel 2018, la percentuale di laureati che occupano posizioni per cui non è necessaria la laurea è arrivata a sfiorare il 38%.

Resta però il fatto che chi possiede una laurea può arrivare a guadagnare molto di più di chi possiede solo un diploma (soprattutto i laureati in materie scientifiche). Secondo quanto affermato dallo studio, i laureati possono ottenere un salario superiore del 45% rispetto a quello di chi non è laureato. E il divario cresce con i vari scatti di carriera.

Ma quali sono le università che garantiscono un salario maggiore? La ricerca ha risposto anche a questa domanda. Secondo lo studio, le università “vincenti” da questo punto di vista sono l’Università Commerciale Luigi Bocconi (34.413€, + 14,0% rispetto alla media), il Politecnico di Milano (32.891€, + 9,0% rispetto alla media), e la LUISS Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (32.769€, + 5,2% rispetto alla media).

Tra le università “peggiori” per quanto riguarda i compensi medi dei propri laureati sono l’Università Ca Foscari di Venezia (28.922€, -4,2% rispetto alla media), l’Università degli Studi di Verona (28.915€, -4,2% rispetto alla media) e Università degli Studi di Cagliari (28,706€, -4,9% rispetto alla media).

Il fatto che siano le università private a ripagare di più in termini di qualità del lavoro post-laurea è molto preoccupante. Questa tendenza può infatti aprire una voragine tra i laureati cosiddetti di “serie A” (che possono permettersi studi in università private) e quelli di “serie B” (che si sono laureati all’università pubblica).

“Studiare paga, ma potremmo anche dire che bisogna pagare per studiare bene”, ha affermato il recruiter di Spring Professional Luca Semeraro. “Per chi come noi lavora con il potenziale dei lavoratori è evidente come dinamiche del genere possano influenzare le carriere delle persone e finire per non valorizzare i talenti migliori. Un danno per i lavoratori certo, ma soprattutto un danno per le imprese e quindi per l’intero sistema economico.”

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