Da ormai due mesi, appare evidente, non è più tempo di feste e divertimento. L’emergenza coronavirus ha lasciato a casa anche “il popolo della notte”, quello delle discoteche.

Se è vero che nei prossimi mesi le parole d’ordine saranno “distanziamento interpersonale” e “mascherine”, va da sé che le discoteche non siano i luoghi più adatti né per rispettare un metro di distanza né per coprire il proprio volto.

Eppure c’è chi afferma che da luglio il settore potrà riaprire, perfino rispettando le regole del distanziamento sociale. Maurizio Pasca è il portavoce del SILB, l’associazione delle imprese che fanno intrattenimento. Oggi il Messaggero ha riportato alcune sue dichiarazioni su una possibile riapertura delle discoteche a luglio.

Pasca ha spiegato che d’estate le discoteche italiane che lavorano sono quasi esclusivamente quelle all’aperto. “Siamo pronti a riaprire al pubblico da luglio, rispettando il distanziamento sociale”.

Come? “Misurando la temperatura corporea all’ingresso e facendo in modo che si entri solo su prenotazione. Possiamo garantire un metro o un metro e mezzo di distanza interpersonale”. Insomma nelle discoteche si andrà a ballare ma non saranno permessi i contatti fisici con altre persone?

Pasca spiega anche che al momento i proprietari di locali temono per il proprio futuro: “Se ci permettessero di riaprire solo in autunno, il 20% delle discoteche rimarrebbe chiuso per sempre”.

Peggio ancora se, come pare, non se ne parlerà prima di marzo 2021: “In tal caso sarebbe il 70% dei locali a chiudere i battenti”. Come se non bastasse tutto ciò, Pasca dichiara che molti sarebbero già pronti ad organizzare feste illegali: “Alcune persone hanno già provveduto ad affittare masserie per organizzare party privati”.

Il SILB, infine, da marzo a oggi ha scritto diverse lettere al Presidente del Consiglio. Pasca sintetizza il contenuto: “Abbiamo chiesto contributi a fondo perduto, parametrati in base alla perdita di fatturato. Sarebbe importante ottenere anche moratorie sugli affitti”. Anche perché le discoteche pagano molte tasse sui titoli d’ingresso: IVA, imposta di intrattenimento e SIAE. “Abbiamo chiuso prima di tutti. Oggi vogliamo risposte. Il nostro è un settore che dà lavoro a milioni di persone e fino a oggi quasi nessuno ha parlato di noi”.

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