Beatrice Belcuore, 25 anni, si è suicidata con la pistola d’ordinanza all’interno della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri a Firenze. La carabiniera frequentava il secondo dei 3 anni di corso della scuola.

I genitori di Beatrice Belcuore hanno scritto una lettera, condivisa sul sito del sindacato dei carabinieri Unarma, dopo il suicidio della figlia, nella speranza che si possa fare “seriamente luce sul fenomeno suicidario che coinvolge uomini e donne in uniforme”, hanno scritto, ricordando anche un altro suicidio avvenuto nella Scuola nel 2017. I genitori della carabiniera, infatti, hanno sottolineato che la figlia era soggetta a un forte stress psicofisico a causa delle dure regole imposte dalla Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri.

Nella lettera i genitori di Beatrice Belcuore hanno elencato alcune delle rigide regole imposte dalla Scuola che gravavano molto sul benessere psicofisico della figlia. La carabiniera, infatti, stava perdendo i capelli perché doveva tenere i capelli raccolti, tirati “al punto che li stava perdendo, anche per andare in piscina”. Inoltre, la ragazza non poteva decidere nemmeno dei suoi aspetti della quotidianità, come il vestiario: era proibito, infatti, indossare stivalettitipo Dottor Martens [sic] o Timberland durante le libere uscite”, hanno ricordato i genitori, aggiungendo che Belcuore aveva detto più volte ai genitori che frequentare la scuola le stava “rovinando la vita”.

Il padre di Beatrice Belcuore, anche lui brigadiere dei Carabinieri, ha poi ricordato nella lettera un episodio in cui egli stesso è stato coinvolto: a ottobre del 2023 la figlia si è ammalata di Covid, e sebbene presentasse febbre e altri sintomi era tenuta a partecipare all’adunata mattutina delle 6:15. Il brigadiere aveva quindi telefonato per chiedere spiegazioni in merito all’ufficiale comandante di plotone della carabiniera, ma lui si era offeso per questa protesta e aveva dichiarato ai propri superiori di essere stato importunato e aggredito dal padre di Belcuore, che in seguito aveva ricevuto una telefonata dall’ufficiale comandante della compagnia che gli aveva detto che “in qualità di subalterno non doveva permettersi di chiamare la scuola e che avrebbe dovuto rispettare la scala gerarchica”.

Nella lettera i genitori della carabiniera hanno anche confidato che la morte della figlia è stata comunicata al padre per telefono, mentre si trovava in auto, e che gli ufficiali della Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri non hanno avuto “la capacità di manifestare empatia nei confronti della famiglia”.

Il sindacato dei carabinieri Unarma, che ha condiviso la lettera, ha risposto ai genitori di Beatrice Belcuore dicendo di comprendere “le preoccupazioni riguardo alle circostanze che hanno portato alla tragica scomparsa di Beatrice. Condividiamo il loro desiderio di fare luce su questa situazione e di affrontare il problema dei suicidi tra i membri delle Forze Armate e di polizia con la massima serietà e impegno”, hanno scritto, aggiungendo che Unarma si impegnerà a “migliorare il dialogo e la trasparenza tra l’Arma dei Carabinieri, i suoi membri e le loro famiglie, al fine di garantire un ambiente di lavoro più sicuro e sano per tutti”.

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