8 cose che le donne pensano davvero delle tette da Boobs: The Story Of Breasts
Il documentario Boobs rivela cosa le donne britanniche pensino davvero sul seno, e perché le tette sono così esposte al male gaze.
Il documentario Boobs rivela cosa le donne britanniche pensino davvero sul seno, e perché le tette sono così esposte al male gaze.
Le tette, da sempre un argomento di discordia delle donne: chi ne ha in abbondanza le trova scomode e le vorrebbe più piccole, chi le ha piccole desidererebbe almeno un paio di taglie in più, c’è chi le mantiene naturali nonostante le imperfezioni e chi invece ricorre al chirurgo per migliorarne l’aspetto. Per non parlare, poi, della continua sessualizzazione a cui sono sottoposte praticamente da sempre.
Ma cosa pensano davvero le donne del proprio seno? Questa è la domanda che si è posta la regista Elizabeth Sankey, autrice del documentario Boobs: The Story Of Breasts, in onda sul canale britannico Channel 4.
In effetti, a ben pensarci, sono stati quasi sempre e solo gli uomini a discutere del seno femminile, e tutta la panoramica sull’argomento risente molto del male gaze, dai tabù sull’allattamento fino alla continua eroticizzazione, con relative censure da parte dei social, di una parte del corpo che, dopo tutto, è comune sia negli uomini che nelle donne.
Lo notiamo nella scelta di valutare i capezzoli femminili come “scandalosi”, e quindi di coprirli, di nasconderli o, appunto, di censurarli, mentre quelli maschili possono essere esibiti senza alcun problema di etica o morale; ma lo vediamo anche nelle false credenze, quella, ad esempio, secondo cui il tumore al seno colpisca solo le donne, smentite da molte storie di uomini che hanno lottato con il tumore mammario.
Quello di Sankey e del suo documentario è quindi un tentativo onesto di finirla con il mansplaining sulle tette per dare voce in capitolo alle uniche che sarebbero deputate a discuterne, ovvero le donne.
Ecco quindi cosa pensano le donne sul seno.
Tv e cinema sono responsabili di buona parte delle insicurezze delle donne legate al seno. “Crescendo negli anni ’90 ho assistito a tutti quegli ideali stereotipati di un seno perfetto prima ancora di arrivare alla pubertà”, dice Sankey, che ricorda come alcuni dei film o serie tv cult rimandassero all’idea che il seno fosse una “proprietà” maschile. La cosa importante era che le tette appartenessero a donne bianche e magre e fossero completamente oggettificate.
I sondaggi mostrano che le donne britanniche sono le più insoddisfatte dei loro seni, ma la realtà è che non esistono seni perfetti.
“Ho visto pochissimi seni perfetti, e ne ho visti più di 25.000 nella mia carriera” ha affermato un chirurgo plastico. Eppure, le donne si rifanno il seno per i motivi più disparati: per lo svuotamento post-allattamento, per aumentarle, ma anche per diminuirle. Tutta colpa di quella caccia al seno perfetto di cui sopra, che non esiste.
Poco importa che siano vere o finte, le donne dovrebbero mettersi in mente che sono le uniche deputate a parlare e a giudicare il proprio seno, anche in barba a ciò che pensa la società. Lo ha capito alla perfezione l’influencer Megan Barton-Hanson, che dopo aver aperto il proprio profilo OnlyFans ha dichiarato: “Sono decisamente a mio agio nello stare in topless davanti alla telecamera, ma ho intenzione di farlo solo se pagata. Gli uomini hanno fatto soldi con le donne per così tanto tempo, quindi perché non dovrei farli anch’io con me stessa?”
“C’è sicuramente molta ipersessualizzazione intorno ai corpi delle donne nere – afferma Jackie Adedeji, che ha preso parte a un evento organizzato dall’influencer Sophie Tea, in cui quest’ultima ha dipinto 50 corpi di donne – Crescendo, ho sempre pensato che dovevo nascondermi e basta. Poi ho capito che non era un mio problema. Non sto cercando di essere sessuale, sono solo me stessa”
Sankey ritiene che i reggiseni in TV e film (spesso diretti da uomini) siano descritti in tre modi:
In realtà per le donne il reggiseno è soprattutto sostegno: “Più invecchio, più voglio reggiseni che non mi diano altro che conforto”, dice Sankey.
Nel documentario di Sankey sono presenti due donne che hanno avuto il cancro al seno: una di loro, Jo, sta partecipando alla sfilata di Sophie Tea dopo essersi sottoposta a chemioterapia, radioterapia, isterectomia e doppia mastectomia (anche se i medici hanno riscontrato il cancro solo in uno dei suoi seni). “Quando ti viene diagnosticato un cancro non sai neanche se restersai qui. Ma io sono qui – dice – Chi ha bisogno di capelli? Chi ha bisogno di tette? Chi ha bisogno di un grembo?”
La società dice che le donne dovrebbero avere le tette, io ho deciso di vivere piatta. Sono ancora una donna, tette o meno.
La società sembra davvero avere un problema con le donne che allattano: Sankey nel documentario cita una donna che ricorda il rimprovero ricevuto da una guardia di sicurezza per aver osato allattare sua figlia in un centro commerciale; un’altra invece racconta di una donna che si è seduta su una panchina del parco per allattare il suo bambino, fino a che un uomo non le si è avvicinato iniziando a fare allusioni sessuali.
L”enigma secolare è però senza dubbio questo: perché i capezzoli femminili vengono demonizzati, e quelli maschili no?
Sankey cita un sondaggio che ha rilevato che il 97% delle donne è stato molestato sessualmente per via dei capezzoli visibili sotto una maglietta o un top, ma anche questo rientra in quella che la regista chiama “dittatura del male gaze”, che controlla il modo di vestire di una donna, il suo comportamento o il suo essere a proprio agio con se stessa.
“Non stiamo dicendo che il seno non sia sessuale – dice la leader del movimento Free the Nipples di Brighton – Spetta però alle donne scegliere il contesto in cui sono sessuali”.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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