Essere donna, nera, povera e fare la rivoluzione con l’arte: addio a Lorraine O’Grady

L'artista è scomparsa a 90 anni a New York. Una delle sue performance è stata fonte di ispirazione anche per l'ex presidente USA Joe Biden e per la vicepresidente Kamala Harris.

Dopo Nikki Giovanni, scomparsa il 9 dicembre, un’altra importante figura femminile della comunità afroamericana se ne va: è stata infatti diffusa da un’associazione a lei dedicata la notizia della morte di Lorraine O’Grady, figura pionieristica dell’arte concettuale e della performance che ha esplorato le questioni di etnia e genere in tempi in cui la more censoria sui temi era fortissima.

O’Grady è morta nella sua casa di New York, a 90 anni, per cause che non sono state rese note; nata a Boston nel 1034 da genitori giamaicani, l’artista si è occupata da sempre del femminismo intersezionale, portando al centro del dibattito artistico le questioni di classe, di etnia e le prospettive delle donne black, e affrontando con estrema trasparenza temi come il razzismo, la misoginia e il privilegio, spesso utilizzando un linguaggio ricco di ambiguità e multistrato.

Laureta in economia e letteratura spagnola al Wellesley College nel 1955, dove era una delle pochissime studentesse nere, dopo una breve esperienza al Dipartimento del Lavoro e dello Stato e una all’Iowa Writers’ Workshop decise di trasferirsi a Chicago, dove gestì un’agenzia di traduzione collaborando con clienti come Playboy e l’Enciclopedia Britannica.

Poi, nel 1973 il trasferimento nella Grande Mela e l’inizio del lavoro come critica musicale per Rolling Stones e Village Voige, contemporaneamente al lavoro di insegnante di letteratura alla School of Visual Arts; proprio in questo ambito Lorraine O’Grady scoprì la sua vera vocazione, iniziando a creare collage poetici come Cutting Out the New York Times, in cui decostruiva il linguaggio per rivelare nuovi significati.

Il grande successo negli anni ’80, con la serie di performance Mlle Bourgeoise Noire, in cui O’Grady si presentava non invitata alle inaugurazioni delle gallerie newyorkesi, vestita da reginetta di bellezza con una fascia e un gatto a nove code; qui, dopo essersi frustrata in scena, leggeva dichiarazioni al vetriolo, che culminavano con un’accusa diretta alla comunità artistica: “L’arte nera deve correre più rischi!”.

Iconiche, tuttavia, sono anche le performance di Art Is…, del 1983, in cui alla parata del giorno afroamericano di Harlem si presentò con un carro e dei ballerini con cornici vuote, ad abbattere simbolicamente i confini tra arte e pubblico.

Fra le altre cose, fu membro del collettivo femminista Guerrilla Girls, un gruppo anonimo di artiste femministe, formatosi a New York nel 1985, impegnate nella lotta contro il sessismo e il razzismo nel mondo dell’arte. Lorraine O’Grady ha inoltre ispirato diversi artisti e attivisti, che ancora oggi la citano: basti pensare al vestito di Tracee Ellis Ross al Met Gala 2019 e i riferimenti alla sua arte nella campagna presidenziale di Joe Biden e Kamala Harris, che nel 2020, dopo l’elezione, ringraziarono gli elettori con un video ispirato proprio ad Art Is….

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!