Il bullismo è un fenomeno ancora troppo diffuso, non solo in Italia, e che tende a volte a essere sottovalutato perché non si tengono presenti le sofferenze che può provare chi ne è vittima. Alcuni, infatti, continuano a portarne i segni anche successivamente, nonostante non abbiano più contatti con chi si comportava male con loro.

Il caso di Lucas, un 13enne di origine francese, è però finito in tragedia: sabato 7 gennaio 2023, infatti, lui si è tolto la vita. Il ragazzino, infatti, subiva bullismo di tipo omofobo solo perché aveva rivelato ai suoi compagni di essere gay.

Era costantemente molestato per come si vestiva, per i suoi modi, la sua presenza. Non si è nascosto, questo ha infastidito molte persone”, queste sono le parole di Stephanie, un’amica di famiglia, convinta che forse gli insegnanti potessero fare qualcosa in più per aiutarlo ed evitare che continuasse a essere vessato da quelli che avrebbero dovuto essere suoi amici.

Lucas frequentava la scuola media Louis Armand, nel dipartimento dei Vosgi, ed era un membro attivo della comunità LGBTQ+, come aveva più volte raccontato attraverso il suo profilo TikTok. Per l’adolescente, infatti, era più che naturale parlare apertamente della sua sessualità e lo faceva senza alcuna remora.

Secondo quanto rivelato da Valérie Dautresme, direttrice dei servizi accademici per il sistema educativo nazionale nel dipartimento dei Vosgi, sin da inizio anno scolastico la mamma e il ragazzo avevano segnalato la situazione a scuola dove, in caso di necessità, è possibile richiedere un aiuto psicologico. A suo dire, l’alunno avrebbe iniziato a stare meglio: “Per noi a questo punto, la situazione era stata risolta – ha detto -. Lucas ha detto che le cose stavano andando bene e che non veniva più insultato a scuola”.

Ben diversa, però, sarebbe la versione della famiglia: “Lucas si sarebbe lamentato ancora, ancora e ancora. Sua madre ha chiesto aiuto diverse volte. La scuola, dove trascorreva tre quarti del suo tempo, non ha reagito”.

La famiglia ha ora deciso di farsi seguire da un avvocato, Catherine Faivre, che non esclude possa essere aperta un’inchiesta per individuare le responsabilità del suicidio: “C’è un’intera catena di persone con evidenti responsabilità che possono essere indagate, se saranno evidenziati gli elementi di un’infrazione”.

 

 

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