L’associazione ProVita ha lanciato una campagna contro l’aborto con l’affissione di un manifesto enorme (7 metri per 11) in via Gregorio VII a Roma che dovrebbe rimanere lì fino al 15 aprile, ma l’indignazione e le polemiche hanno fatto scattare una raccolta firme per chiedere al Sindaco Raggi di farlo rimuovere. 

Il manifesto è l’immagine di un bambino nel grembo materno accompagnato dalla scritta:

Tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito. 

La nuova campagna di ProVita arriva a quarant’anni dalla legge 194 – quella appunto sull’aborto – e ha portato una serie di polemiche e indignazione sui social (sopratutto su Twitter) dove si sottolinea che il manifesto offende la scelta delle donne di abortire, una scelta, sempre sofferta e dolorosa, garantita dalla legge 194 che a maggio compirà 40 anni.

Su change.org è partita così una raccolta firme, lanciata dall’associazione Vita di Donna Onlus, per far rimuovere il cartellone: “Contro l’integralismo religioso che aggredisce la 194, una legge dello Stato confermata da due referendum popolari. (…) Il prossimo 22 maggio la legge 194 compie 40 anni. Con l’avvicinarsi della ricorrenza, questa associazione di integralisti lancia con manifesto dai toni aberranti una campagna che offende le donne e gli uomini e aggredisce una legge dello Stato”. 

L’associazione che da anni si occupa di accompagnare le donne in un momento delicato quale l’aborto ha già annunciato anche un sit-in di protesta sotto il maxi manifesto di Roma il prossimo 7 aprile dicendo: “Troviamo indegna e aberrante l’iniziativa di alcuni gruppi integralisti, un maxi manifesto contro il diritto di scelta delle donne sul loro corpo. In un paese in cui la legge 194 sull’interruzione di gravidanza si scontra con il boicottaggio del personale medico, non sentivamo davvero la necessità di assistere ad una campagna che mira a restringerne ulteriormente l’efficacia, e risulta degradante ed offensiva nei confronti delle donne”.

L’associazione ProVita ha lanciato invece una petizione nel proprio sito “affinché il ministero della Salute garantisca che le donne vengano messe a conoscenza delle conseguenze, provocate dall’aborto volontario sulla loro salute fisica e psichica. (…) Uno Stato che finge di tutelare la mamma (spesso soggetta a ingiuste pressioni ideologiche e ignara dei rischi alla salute che corre abortendo), ma che non si preoccupa del più debole, il bambino nel grembo materno, è la rappresentazione plateale della legge della giungla” come afferma il presidente Toni Brandi.

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