Claudio Marchisio entra a gamba tesa, per usare un’espressione che proviene dal gergo calcistico, nel dibattito relativo al caso giudiziario della maestra d’asilo del Torinese. La donna, ricordiamo, ha fatto causa alla dirigente scolastica e ai genitori di un suo alunno per diffamazione: queste persone hanno diffuso un video o informazioni relative a un video hot della maestra che l’ex fidanzato ha condiviso nella chat del calcetto con altri uomini. Ma secondo l’atleta non c’è nessun dibattito, o meglio non ci dovrebbe essere: è tutto molto chiaro.

Giusto per chiarire la questione – ha scritto Claudio Marchisio in un post – “Il video hard della maestra” in realtà si chiama revenge porn. Il revenge porn è un reato, oltre che una terribile violenza. Fare sesso non è un reato (neanche per le maestre). Lei è innocente. Lui un criminale, oltre che uno stron*o. Discorso chiuso.

Con poche parole, il calciatore della Juventus ha riassunto la questione finita al centro della cronaca giudiziaria. Un uomo e una donna, quest’ultima di professione maestra d’asilo, stanno insieme, ma poi si lasciano: durante la relazione, lei invia a lui del materiale intimo, tra cui un video, che lui pensa bene di condividere con altri uomini nella chat del calcetto. Il video finisce nelle mani della mamma di un alunno della maestra, che lo ricondivide con altre mamme della scuola e ne parla con la dirigente. Quest’ultima licenzia la maestra, spiegando poi pubblicamente le ragioni della propria scelta.

Marchisio ha spiegato la vicenda partendo dal revenge porn messo in atto dall’ex della donna, che ha riconosciuto il fallo in sede giudiziaria e ha beneficiato della messa alla prova da parte del tribunale, con un periodo di servizi socialmente utili. Attualmente il revenge porn è un reato riconosciuto dalla legge italiana, che prevede una pena carceraria e una pecuniaria. La diffamazione, accusa rivolta agli altri attori di questa vicenda è inoltre un reato regolato sia dal codice civile che dal codice penale.

Nonostante stiamo parlando di un caso di cronaca giudiziaria e quindi di presunti reati, sui social network si è aperto un dibattito surreale. Alcuni credono che la maestra «se la sia andata a cercare», che «queste cose non si fanno» e che «è un pessimo esempio». È da qui appunto che è partito Claudio Marchisio: la sua invettiva è diretta a sfatare questi assiomi, con una realtà, quella del revenge porn in quanto reato, che non è smentibile.

Marchisio, chiamato “il Principino”, è un calciatore che in passato si è schierato spesso a favore delle cosiddette minoranze, dalle donne ai migranti, per passare al mondo Lgbt. Si è schierato apertamente contro la violenza sulle donne e ha osteggiato i commenti social negativi relativi alla liberazione di Silvia Romano, la cooperante rapita che è tornata in Italia convertita all’Islam. Il calciatore sembra avere un forte e fiero senso della giustizia: gli atleti sono spesso il punto di riferimento per le giovani generazioni, che hanno in Claudio Marchisio uno straordinario modello. Forse anche grazie a Marchisio il futuro sarà migliore del presente dal punto di vista dell’eliminazione della cultura maschilista.

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