La procura antimafia di Catanzaro ha arrestato nella giornata di ieri, con una maxi operazione, 81 persone, responsabili del femminicidio di Maria Chindamo, uccisa il 6 maggio 2016. Il suo corpo non è mai stato ritrovato.

La donna, come hanno ricostruito gli inquirenti, è stata rapita, uccisa e data in pasto ai maiali dalla ‘ndrangheta, in particolare dal clan Mancuso, che era imparentato con il marito di lei, Ferdinando Punturiero, suicidatosi poco dopo che Chindamo aveva messo fine alla loro relazione. Il clan l’accusava di aver causato il suicidio del marito, e non aveva intenzione di lasciarle amministrare da sola i terreni di proprietà tra la Piana di Gioia Tauro e il Vibonese.

Chindamo è stata uccisa quando si è permessa di postare le foto con il nuovo compagno”, ha precisato alla stampa il procuratore capo Nicola Gratteri. Il procuratore ha spiegato che la donna è stata uccisa esattamente due giorni dopo aver postato le foto col nuovo fidanzato. “Bruciava l’idea che i terreni fossero gestiti da una donna che addirittura si sarebbe permessa di rifarsi una vita”, ha aggiunto.

Per il clan, Maria Chindamo era responsabile del suicidio del marito per averlo lasciato, e avrebbe dovuto rimanere di sua proprietà, anziché rifarsi una vita con un altro uomo. Per di più, l’ndrangheta teneva l’occhio sui terreni della copppia, un tempo di proprietà della famiglia del marito, che dopo la morte di lui Maria Chindamo aveva iniziato a gestire indipendentemente.

Nella maxi operazione dell’antimafia di Catanzaro sono state arrestate 81 persone, e si conosce il nome di almeno uno di queste: Salvatore Ascone, uomo dell’ndrangheta vicino di casa di Chindamo e colpevole, insieme al figlio allora minorenne, di aver manomesso il sistema di videosorveglianza che circondava i terreni della donna. Ascone e il figlio hanno poi partecipato alla distruzione del cadavere, dato in pasto ai maiali.

C’è un duplice aspetto da tenere in considerazione sulla morte”, ha concluso Gratteri. “Da una parte non gli è stata perdonata questa libertà, la gestione dei terreni che aveva avuto in eredità e questo nuovo amore; dall’altra gli interessi, gli appetiti di una famiglia di ‘ndrangheta sul terreno”.

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