Giovanni Buccoliero, 61 anni, primario facente funzioni del reparto di Medicina dell’ospedale Giannuzzi di Manduria (Taranto), è morto, probabilmente per infarto, dopo essersi accasciato alle 8.30 di sabato 23 luglio 2022. Il dottore aveva da poco completato un giro in corsia e aveva poi riferito ai colleghi di avere la necessità di andare in bagno, ma non vedendolo tornare si sono preoccupati e sono andati a cercarlo. A quel punto la tragica scoperta: il medico era a terra ormai senza vita.

Sulla base delle ricostruzioni, l’uomo era in turno da 24 ore a causa di una situazione di emergenza nella struttura. Lui, infatti, terminati il suo orario nel reparto, si era poi spostato al Pronto Soccorso per gestire al meglio i numerosi pazienti in attesa. In tantissimi, infatti, si erano recati sul posto per essere visitati a causa delle due emergenze attualmente presenti nel nostro Paese, il Covid e il caldo.

I dirigenti dell’ospedale hanno rivelato al Corriere della Sera che una situazione come questa non è nuova nell’ospedale pugliese. Molti dei dipendenti sono costretti a fare straordinari per supplire alla carenza di organico, nonostante siano ormai stanchi.

Ora le indagini serviranno a verificare se ci sia davvero un legame tra la morte del medico e le estenuanti ore di lavoro.

Questo modo di agire deve necessariamente cambiare, come ha sottolineato Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri: “Abbiamo più volte evidenziato il grave disagio dei medici, sottoposti a superlavoro, a turni infiniti, senza possibilità di fruire dei riposi previsti dalla legge, o delle ferie. Abbiamo sollevato quella che abbiamo definito la ”questione medica”, la abbiamo posta al ministro della Salute Roberto Speranza e al Presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, in una Conferenza dedicata. L’errata programmazione delle Regioni, unitamente al blocco delle assunzioni legato al tetto di spesa del fondo per il personale, fermo al 2004, ha determinato una drammatica carenza di personale”.

Preservare la sicurezza di ogni lavoratore è indispensabile, a maggior ragione dei medici, che operano ogni giorno per salvare vite: “È inaccettabile he siano gli operatori sanitari a scontare questi errori con la salute e, persino, con la vita – ha detto ancora Anelli nel suo intervento -.  La sicurezza sul lavoro è, per tutti, un diritto costituzionalmente tutelato. Per i medici, deve esserlo a maggior ragione, perché è presupposto della sicurezza delle cure. Laddove le carenze di personale sono gravi, è meglio chiudere l’ospedale e concentrare i professionisti nelle altre strutture, piuttosto che assistere a conseguenze drammatiche”.

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