Presidente Meloni, la sorprenderà forse sapere che il termine Presidente, qui utilizzato con funzione vocativa, è già declinato al femminile.

Premetto che non condivido, ma le riconosco il diritto ad autodeterminarsi come il presidente. Da “femminista” – termine che lei usa come se fosse un’offesa o una parolaccia -, la prego però di NON attribuire a me e ad altre persone incompetenze grammaticali che non abbiamo.

Piccolo inciso: dicesi femminista, persona che rivendica uguali diritti per tutte le persone (non è il principio base di ogni democrazia?).

Presidente Meloni, la cito testualmente:

A dispetto delle femministe, che pensano che la parità di genere si ottenga con ‘la presidenta’ o ‘l’assessora’, sono fiera di poter dire che col mio governo il tasso di disoccupazione femminile sia il più alto di sempre“.

Presidente Meloni, sul lapsus per cui lei si definisce “fiera della disoccupazione femminile”, ci torniamo dopo, nel frattempo però ci preme specificare, che a nessuna femminista con una conoscenza base dell’italiano verrebbe in mente di chiamarla la presidenta”, se non facendo satira, perché è grammaticalmente scorretto.

Approfittiamone per un ripasso, insieme!

La presidente e l’assessora: un ripasso della grammatica italiana

Come scrive su Accademia della Crusca Angela Frati, interpellata proprio su “La presidente”:

Tradizionalmente attribuiti a uomini (erano rari i casi di presidenti e dirigenti donna), ma linguisticamente ambigenere, sono i nomi di professione uscenti in -ente che derivano dal participio presente dei verbi e variano il loro genere grazie all’articolo che li precede: il dirigente / la dirigente.

Il presidente è un participio sostantivato, la cui forma femminile è la presidente.

Stesso discorso vale per alcuni nomi ambigenere come pediatra e, in generale, i nomi che terminano con il suffisso greco in -iatra e in -ista:

  • il geriatra-la geriatra,
  • il fascista-la fascista,
  • il comunista-la comunista;

e altri ancora come:

  • il vigile-la vigile
  • il preside-la preside.

Scrive la linguista Vera Gheno:

Mischiare i nomi ambigeneri con i nomi di genere mobile è come giudicare le mele in base al comportamento delle pere.

I nomi di genere mobile in grammatica italiana sono la maggior parte dei casi. Alcuni esempi:

  • infermiere-infermiera
  • sarto-sarta
  • rettore-rettrice
  • maestro-maestra

E quindi, anche:

  • avvocato-avvocata
  • ministro-ministra
  • sindaco-sindaca

Noi “femministe” (che non è una parolaccia) e non solo, quindi, diciamo assessora perché è corretto: stiamo applichiamo le regole dell’italiano.

Ne avevamo già parlato qui:

Riesce a immaginare un/una fedele (sostantivo ambigenere) che si rivolge alla Madonna come “Avvocato nostro, salve”, “perché avvocata non esiste/ non si può sentire/il maschile è neutro”?

I dati dell’occupazione femminile in Italia

Per quanto riguarda il “lapsus”:

Sono fiera di poter dire che col mio governo il tasso di disoccupazione femminile sia il più alto di sempre.

Pur a fronte di una crescita di 1,5 punti, l’Italia resta tra i fanalini di coda dell’Unione Europea:

Tra l’altro, i dati dell’occupazione vanno contestualizzati.
A Milano e dintorni, per esempio:

  • il 63% dei part-time sono donna, di cui
  • il 75% sono involontari

Questa non è parità!

Visto che siamo a Novembre, ricordiamocelo bene tutte e tutti: i dati dell’occupazione femminile in Italia ci dicono che troppe donne sono senza lavoro, o ne hanno uno che non garantisce loro autonomia e, quindi, vivono in una condizione di totale dipendenza economica (che è l’anticamera nonché l’habitat ideale della violenza domestica).

Sempre i dati, del resto, ci dicono però che anche le donne lavoratrici sono spesso in una condizione di fragilità dovuta, per esempio a:

  • stipendi più bassi del 10% (a parità di competenze e mansioni, in un anno, guadagniamo circa da 3.000 euro a oltre 16.000),
  • precarietà,
  • fuoriuscita dal lavoro a seguito del primo figlio (succede al 18%, cioè a 1 su 5 donne),
  • fuoriuscita dal lavoro a seguito del secondo figlio (succede al 56,1% delle mamme lavoratrici, cioè a 1 su 2).

Spiace, Presidente Meloni, ma questa non è parità.

Fonte
“Le equilibriste: la maternità in Italia nel 2024” di Save the Children Italia
– 2024 report on gender equality in the EU
– Report Cgil 2024

“Prisma. Spunti per riflettere il presente” è una rubrica nativa social a cura di Ilaria Maria Dondi, che si pone l’obiettivo di uscire dalle polarizzazioni e guardare il mondo da punti di vista diversi per riappropriarci della complessità e delle sfumature. Questo è il contenuto social originale:
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