Il volto delle donne Afghane in una mostra alla Festa del Cinema di Roma

L'evento è ospitato durante la Festa del Cinema all'interno del foyer dell’Auditorium Parco della Musica ed è visibile dal 14 al 24 ottobre 2021. Gli scatti sono di Laura Salvinelli e sono realizzati nel Centro di Maternità di Emergency in Panshir.

La mostra dal titolo AFGHANA, della fotografa Laura Salvinelli, realizzata nel Centro di Maternità di Emergency in Panshir, racconta la storia delle dottoresse, delle infermiere e delle pazienti che partoriscono nella struttura dell’associazione umanitaria. Ospitata durante la Festa del Cinema di Roma, nel foyer dell’Auditorium Parco della Musica, è visibile dal 14 al 24 ottobre 2021.

Nel viaggio fotografico sono molte le storie che si incontrano, come quella dietro al viso sorridente di Zarghona che ha dato alla luce il primo figlio maschio, Kemeya alle prese con il suo quinto cesareo oppure le donne nomadi Kuchi durante uno dei loro passaggi stagionali nella Valle. E ancora Asuda che, grazie agli aiuti del Centro ha potuto studiare e formarsi per diventare ostetrica e Marja che ha iniziato a lavorare in Afghanistan con la Onlus nel 1999. Ma anche Monika e Keren, medical coordinator e ginecologa, che mostrano la loro felicità per i tanti bambini che hanno visto nascere.

Dalle parole della fotografa autrice della Mostra si comprende appieno il significato che assumono tutti gli scatti e le storie delle donne Afghane che raccontano:

“Ho lavorato in un mondo in cui fotografare le donne è un tabù e mi sono caricata del ruolo dell’elefante in un negozio di cristalli. Ho combattuto per mostrare nel nostro mondo le foto del parto, che violano un altro tabù, quello del sangue della vita e del corpo reale delle donne. Mi sono posta in continuazione la domanda di tutti i fotografi: se sia giusto entrare nell’intimità degli altri. Credo che la risposta, sempre diversa, dipenda da perché e da come si fa – l’importante è che quella domanda lavori sempre dentro di noi”.

In Afghanistan la mortalità materna è 99 volte più alta di quella registrata in Italia e il tasso di mortalità infantile 47 volte più alto: una donna su 14 muore per complicazioni legate alla gravidanza, mentre un bambino su 18 muore prima di compiere i 5 anni. Ciò anche a causa della difficoltà di accesso alle cure mediche dovuta all’insicurezza del conflitto, alle resistenze della famiglia per tabù culturali e religiosi, ai costi da sostenere e alle distanze da percorrere.

Nel 2003, accanto al Centro chirurgico del Panshir, l’associazione ha aperto le porte del Centro di maternità, ancora oggi l’unica struttura specializzata e gratuita della zona che permette alle donne Afghane la formazione necessaria per diventare infermiere, ginecologhe, ostetriche e garantisce alla popolazione femminile di partorire in un ospedale sicuro, in cui gli uomini non hanno accesso. Qui sono oltre 7mila i parti effettuati ogni anno: da quando è entrato in funzione, nel giugno 2003, al dicembre del 2020 nel Centro sono state ricoverate più di 86 mila donne e sono stati fatti nascere più di 65 mila bambini.

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