Neonata abbandonata vicino all'ospedale: perché bisogna parlare del parto in anonimato

La bambina è nata da poche ore e sta bene. Mentre la Questura indaga per rintracciare la madre, molte persone non sanno che in Italia esiste una legge che dà alle madri il diritto di partorire, tutelate, lasciando il bambino in sicurezza e mantenendo la propria identità segreta.

Una neonata è stata abbandonata vicino all’ospedale San Gerardo di Monza. A dare l’allarme è stata un’infermiera che intorno alle 5:20 ha trovato la piccola in una scatola posta sul cofano di una vettura. La donna stava andando al lavoro quando, sentendo dei gemiti, ha visto la neonata avvolta in una copertina all’interno della scatola. La bambina, nata da poche ore, sta bene.

Mentre la Questura indaga per rintracciare la madre, molte persone non sanno che in Italia esiste una legge che dà alle madri il diritto di partorire, tutelate, e a lasciare il bambino in sicurezza. Per questo è ancora necessario parlare del parto in anonimato.

Come ricorda il sito del Ministero della Salute, “non tutte le donne riescono ad accogliere la loro maternità, per una complessità di motivazioni, che occorre ascoltare, comprendere e riconoscere“. La legge, che vuole anche prevenire il fenomeno dell’abbandono traumatico del neonato, veicola per le madri il diritto al parto in anonimato, al sicuro e in ospedale, permettendo poi di rinunciare al piccolo, mantenendo la propria identità segreta.

Questa legge, volta a tutelare sia la madre che il bambino (persone distinte, con specifici diritti), consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato (DPR 396/2000, art. 30, comma 2), in modo da assicurare al neonato sia l’assistenza di cui ha bisogno, sia la tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre segreto e nell’atto di nascita del bambino viene scritto “nato da donna che non consente di essere nominata“.

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