Il Gip di Milano Fabrizio Filice ha convalidato ha convalidato il fermo e disposto la custodia in carcere di Alessia Pifferi per l’omicidio della figlia Diana, morta di stenti a 16 mesi dopo che lei l’aveva lasciata sola in casa per sei giorni. La decisione è arrivata sabato 23 luglio 2022.

Il giudice ha così escluso l’aggravante della premeditazione, che era stata contestata dalla Procura. Il reato è stato così qualificato come omicidio volontario nell’ipotesi dell’omissione.

Pifferi nel corso dell’interrogatorio con il gip ha comunque provato a giustificare il suo comportamento: “Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui (il compagno, ndr) e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire; è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire”.

Nella relazione il gip sottolinea quanto la 36enne fossi dipendente dal compagno, un elettricista di 58 anni, al punto tale da anteporre la relazione con lui alla cura della figlia: “Pifferi aveva una forma di dipendenza psicologica dall’attuale compagno, che l’ha indotta ad anteporre la possibilità di mantenere una relazione con lui anche a costo dell’inflizione di enormi sofferenze alla bimba. Con una condotta dall’impatto intrinsecamente ed estremamente violento, anche se non in forma commissiva, nei confronti della persona in assoluto più vulnerabile”.

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A detta del giudice, la mamma non voleva la morte della figlia, ma l’ha voluta. Emblematico è stato il suo modo di agire in quei giorni: “Da uno stato iniziale di superficiale incoscienza per aver lasciato già più di una volta da sola la figlia per periodi di 48 ore in cui non era successo nulla di irreparabile, nei sei giorni Alessia è passata a uno stato di consapevolezza molto più profondo che l’ha portata a ritenere praticamente certa, o altissima probabile, la morte della bambina. La consapevolezza è diventata una certezza lunedì 18 luglio, giorno in cui è rientrata a Milano con il compagno e ha avuto una lite con lui”.

E sarebbe stato proprio quel litigio a portare Pifferi a comprendere cosa stesse accadendo: “Prima di questa discussione – dice Alessia nell’interrogatorio con il gip – avevo pensato di utilizzare questo passaggio per passare a prendere la bambina, ma dopo la discussione non l’ho fatto. Lui Lui mi ha detto che mi avrebbe riaccompagnata a casa poi però ho visto che mi prendeva la mano e che si dirigeva a Leffe, lì ho capito che saremmo tornati a casa sua e non ho detto niente”.

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