Nessuno vuole raccogliere kiwi, come scrive il Guardian secondo cui il Governo della Nuova Zelanda sta cercando di attrarre stranieri che vogliano occuparsi di questa attività. Sono state allentate, dunque, le regole per i visti così da attrarre quanti più lavoratori possibili dall’estero. Nello specifico, sarà consentito a chi è in possesso di un semplice visto turistico di poter lavorare nei campi: per la prima volta in dieci anni, infatti, gli agricoltori non riescono più a soddisfare la richiesta della popolazione locale. Una deroga che, però, badate bene, almeno per il momento verrà applicata per un mese, da maggio a giugno e che quindi prevede un permesso di sei settimane al massimo. Niente di più.

Il salario medio dei braccianti che raccolgono kiwi è di circa 16 dollari neozelandesi all’ora, ovvero quasi dieci euro. Si tratta di un lavoro durissimo, molto stancante che pare nessuno voglia più fare. E allora la soluzione: coinvolgere gli stranieri che vogliono conoscere la Nuova Zelanda o che sognano un futuro proprio lì. Molti neozelandesi, è doveroso precisarlo, si sono rifiutati di svolgere questa mansione non solo per lo stress fisico che comporta ma anche perché necessita il trasferimento, seppur temporaneo, nella zona di Bay of Plenty dove si trovano i frutteti.

Intanto cresce la domanda del prodotto, soprattutto dalla Cina, con una crescita per il settore che si aggira intorno al 19% comportando la richiesta di 1200 posti di lavoro stagionali tra raccolta e impacchettamento. Lavoro che nessuno vuole fare e che, dunque, rischia di creare gravi disagi al Governo della Nuova Zelanda.

Duro il commento di Stuart Wetson, ad della Apata, compagnia di frutta, che non solo si dice contrario all’aumento dei salari per attrarre manodopera ma – spiega – che “non servirebbero a niente”:

Stiamo parlando di salari che sono nella media del mercato. Ma evidentemente le persone scelgono di patire la fame piuttosto che lavorare.

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