Da oggi 18 maggio, inizia una nuova fase della Fase 2. L’Italia riparte e tante attività commerciali e di ristorazione riapriranno. Ma come sarà questa nuova fase dell’emergenza coronavirus? Il virologo dell’Università di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, in un’intervista a Leggo ha spiegato che da oggi potranno esserci degli effetti positivi ma anche negativi, “dobbiamo mettere in conto anche questi ultimi”.

“Esiste un’evidente necessità di aprire le attività commerciali, si tratta di una necessità economica e sociale. Le pandemie, oltre all’aspetto medico, hanno questo triste effetto sulla vita delle persone: il disastro sociale. È sempre stato così, pensiamo alla peste. Dobbiamo ripartire, affrontando un rischio calcolato”.

Da oggi bisognerà tener conto che con molta probabilità aumenteranno i nuovi contagi e purtroppo anche i decessi. Per questo motivo – ha spiegato Pregliasco – sarà fondamentale individuare tempestivamente i nuovi focolai e tenersi pronti, meglio di quanto è stato fatto in passato.

“All’inizio il virus ci ha colti all’improvviso, ora non è così; ne conosciamo abbastanza per essere attrezzati in maniera migliore. Le riaperture serviranno come test”.

Ma per superare al meglio questa nuova fase dell’emergenza coronavirus bisogna che tutti i cittadini italiani siano più responsabili e abbiano buon senso. Il virologo ha spiegato che tutti dobbiamo mantenere dei comportamenti corretti, quei comportamenti che in questi ultimi mesi abbiamo pian piano imparato.

Per quanto riguarda il servizio sanitario, sempre su Leggo, Fabrizio Pregliasco ha spiegato che ad oggi è migliorato rispetto all’inizio della pandemia, ovvero febbraio. Ora si è più pronti ad individuare i nuovi casi in modo che i focolai vengano spenti sul nascere, questo è “un punto a nostro favore”.

Il virologo ha concluso la sua intervista consigliando a tutti di non abbassare mai la guardia ma di riprendere “lentamente quelle abitudini legate alla qualità della vita”.

“Non dobbiamo abituarci al rischio. Ritrovarsi al bar non significa che il virus sia sparito: non dimentichiamocelo mai”.

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