Il 21 agosto 2021, in provincia di Bologna, Mauro Bergonzoni, pensionato di 78 anni, uccideva con un fucile da caccia la moglie di quattro anni più giovane, Maria Rosa Elmi. Da quanto emerso, la donna, dopo anni di depressione, aveva chiesto all’uomo di farla finita insieme. Il 12 ottobre 2022, il marito è stato condannato in corte d’Assise a 8 anni di reclusione: il reato è stato derubricato in omicidio del consenziente.

Le difficoltà della vita erano troppe per Maria Rosa Elmi. “Mia moglie non voleva più vivere. Abbiamo deciso insieme di farla finita“, aveva immediatamente confessato Bergonzoni che, dopo aver sparato Elmi, aveva rivolto il fucile contro di sé e fatto partire due colpi per uccidersi, riuscendo però a salvarsi. Prima di perdere conoscenza aveva detto al maresciallo dei carabinieri chiamato dai vicini: “Sparami, ti prego“.

La mattina di quel giorno, la coppia aveva lasciato un biglietto nell’abitazione della figlia – che durante il processo non si è mai costituita parte civile contro il padre – in cui annunciava le sue intenzioni. Dopo aver trascorso 40 anni insieme, desideravano morire l’uno al fianco dell’altra. “Me lo chiedeva di continuo di ucciderla, di lasciare questo mondo insieme, io ho sempre provato a dissuaderla. Fino a quel giorno“, le parole del marito.

Da quel momento in avanti l’uomo è stato sotto processo per omicidio pluriaggravato, finché il pm Marco Forte si è detto d’accordo con la linea della difesa, composta dagli avvocati Eva Biscotti ed Ettorantonio di Lustro che hanno chiesto di derubricare l’accusa in omicidio del consenziente.

Sul caso, Biscotti ha dichiarato:

È una storia molto triste, il pm e i giudici hanno capito che si è trattato di un gesto estremo, fatto per amore. Avrebbero voluto restare insieme fino alla fine. Con le dovute differenze è il sentimento che hanno i parenti di chi vorrebbe l’eutanasia per porre fine alle sofferenze.

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