Paolo Antonacci, figlio di Biagio: "Mi vergognavo come un cane per il mio cognome"

Il giovane, classe 1995, è anche nipote di Gianni Morandi e ora si sta facendo strada nel mondo della musica in veste di autore: in passato, però, lui riteneva la parentela pesante da sostenere.

Essere figlio d’arte non è mai semplice, specialmente quando si decide di seguire le orme di uno dei genitori e si deve mettere in conto di dover essere sottoposto a continue pressioni. I confronti sono inevitabili e diventa fondamentale tirare fuori il carattere per gestire la situazione, come ha confessato apertamente Paolo Antonacci, che non è solo figlio d’arte ma anche nipote d’arte: il papà è infatti Biagio Antonacci, mentre il nonno è un colosso della canzone italiana come Gianni Morandi.

Il ragazzo ha ereditato la passione per la musica da entrambi, anche se fino ad ora ha avuto modo di metterla in mostra in una maniera parzialmente diversa rispetto a loro: al momento, infatti, si sta facendo apprezzare per le sue doti di autore. Sono suoi i testi degli ultimi due tormentoni estivi, Mille e La Dolce Vita, ma anche quelli di due dei cinque brani arrivati in finale al Festival di Sanremo 2023: Tango di Tananai e Made in Italy di Rosa Chemical.

Riuscire ad accettare il suo cognome ha richiesto un processo complesso, che lo ha spinto anche ad affidarsi a uno specialista: “Ho fatto pace con il mio cognome. A 20 anni sono stato male, mi vergognavo come un cane… Lo psichiatra mi disse: “Finirà a fare zapping sul divano”. E invece… “– sono state le parole del classe 1995 al Corriere della Sera.

Avere una parentela così importante in alcuni periodi è apparso quasi ingombrante, in modo particolare quando aveva a che fare con i coetanei, ma ora Paolo Antonacci sente di poter guardare a quel periodo con occhi diversi: “In terza superiore, avevo tre materie sotto. Ero in quella fase in cui pensi che i tuoi avversari siano nella famiglia, e a questo si aggiungeva il fatto che nell’epoca pre Instagram i personaggi famosi vivevano avvolti nella mitologia e tutti si sentivano in diritto di farti domande. Ecco, allora avrei voluto un altro cognome. Con quella fuga iniziò la pacificazione: capii il suo lavoro, le sue assenze… E quando Tananai ha postato una maglietta con la faccia di Biagio per il loro duetto si è chiuso un cerchio”. 

La svolta è arrivata però in un modo del tutto inaspettato e in uno dei suoi momenti più bui: “Attorno ai 20 anni ho attraversato un momento difficile: avevo un disturbo ossessivo compulsivo molto forte, sono finito in day hospital per una cura di antidepressivi. Ero nella merda, avevo delle canzoni ma avevo anche paura di espormi per la solita questione di famiglia. Smisi le cure e il dottore temeva l’effetto rebound: ‘Finirà a fare zapping sul divano’, disse. Sei mesi dopo ho incontrato Davide Simonetta con cui lavoro in coppia e al nostro manager Stefano Clessiloro, ho cambiato cure e mi sono ripreso” – ha concluso.

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