Marta Russo, studentessa 22enne di giurisprudenza, stava passeggiando tra i viali dell’università La Sapienza di Roma, il 9 maggio 1997, quando è stata colpita da un proiettile. La giovane è morta in ospedale 5 giorni dopo, per le ferite riportate.

Domani non si parlerà di me. Si parlerà di uno sparo, di un assassino e un complice che negano le proprie responsabilità”, recita il messaggio apparso sulla pagina Facebook ufficiale di Marta Russo, postato l’8 maggio, alla vigilia del 26esimo anno dal suo omicidio.

Torneranno a parlare di “mistero” per fare due o qualche milione di click sui propri articoli. Proveranno a vendere libri o a farvi ascoltare podcast. Rilasceranno dichiarazioni cercando di alimentare dubbi per scaldare le platee, animare le discussioni e uccidermi, così, una seconda volta”, continua il messaggio, corredato da una foto della vecchia carta d’identità della ragazza, con una sua fototessera di quando era ancora una bambina.

Subito dopo la morte di Marta Russo le autorità e i media avevano parlato di pista eversiva e terrorismo. Qualche anno dopo, però, nel 2003, è stato condannato in via definitiva per omicidio colposo Giovani Scattone, assistente universitario di filosofia del diritto, sulla base di una testimonianza.

Il suo collega Salvatore Ferraro, invece, è stato condannato limitatamente al reato di favoreggiamento personale.

Entrambi gli uomini si sono sempre detti innocenti. I due hanno già scontato la loro pena.

Un omicidio che ha segnato un’intera generazione di studenti e che ha scosso profondamente tutto il Paese, e per cui ancora non si conosce alcuna motivazione.

La Sapienza ha creato in onore di Marta Russo una targa, apposta l’anno dopo la morte della studentessa, per ricordare la sua etica e il suo altruismo. “Marta Russo ha elevato ad etica universale l’altruismo in una visione generosa dell’esistenza. Marta vive e rende così concreto e presente il supremo insegnamento: ‘donare la propria vita al prossime è il più grande atto d’amore”, si legge sulla targa.

Vi racconto di una ragazza come tante, che aveva molti sogni per la testa, le proprie paure e passioni, amori e amicizie. E che ha sorriso fino all’ultimo istante, proprio come sorridevo in questa foto dove il futuro era ancora tutto mio, prima che qualcuno decidesse di togliermelo. Statemi vicini, perché domani è un giorno che va ricordato, ma nel modo giusto: attraverso la verità”, conclude il messaggio nel post Facebook.

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