Il prestigioso Metropolitan Museum of Art di New York ha deciso di rifiutare la richiesta per la rimozione di un quadro dell’artista Balthasar Klossowski de Rola, meglio noto come Balthus. La decisione è arrivata in seguito alla raccolta di 10.000 firme contro l’opera, che ritrae una ragazzina in una posizione considerata da molti troppo provocante.

Il dipinto, intitolato “Thérèse Dreaming”, ha come protagonista una dodicenne seduta su una sedia, con aria sognante e le gambe leggermente aperte. La ragazzina era Thérèse Blanchard, una vicina di casa del pittore ai tempi della realizzazione del quadro, nel 1938. Si tratta di un soggetto classico per Balthus, che amava ritrarre l’erotismo in tutte le sue forme, ma che aveva sempre rifiutato con forza qualsiasi accusa di pedofilia.

Donato al MET nel 1998, “Thérèse Dreaming” era già stato esposto in numerose gallerie in tutto il mondo. Esprime pienamente lo stile di Balthus, che va oltre la dimensione figurativa della tela. Per alcuni critici, la protagonista della tela simbolizza infatti l’impegno dell’artista nel mondo. Ma anche senza implicazioni più complesse, l’opera esprime semplicemente l’intimità di una bambina che comincia a conoscere la sua sessualità. Non rappresenta una scena di pedofilia, semmai la scoperta privata della sensualità e della sessualità.

Non è però d’accordo Mia Merrill, la manager di New York che ha lanciato sul web la battaglia contro il quadro, trascinando un consistente numero di benpensanti accoliti. Per motivare la sua iniziativa, la donna ha deciso di pubblicare un tweet, tirando in ballo il #metoo, l’hashtag creato in seguito allo scandalo Weinstein per incoraggiare le donne a raccontare le loro storie di abusi.

“Ho lanciato una petizione per chiedere al MET di rimuovere un quadro che senza alcun dubbio tenta di rendere romantica la sessualizzazione di una bambina. Se anche voi fate parte del movimento #metoo o se vi è capitato di riflettere sulle implicazioni dell’arte nella vita, vi chiedo di supportare questa iniziativa”.

La necessità di aggrapparsi al #metoo esprime la pochezza della proposta della Merrill. L’arte ha sempre vissuto di provocazione e di vertigine ed esiste proprio perché libera e capace di rappresentare tutto il rappresentabile e anche l’inimmaginabile. Senza censure e pruderie. Cosa succederebbe se improvvisamente applicassimo dei filtri per classificare le opere, decidendo in maniera arbitraria cosa sia giusto o cosa sbagliato? La risposta migliore l’ha offerta un noto critico d’arte, Jerry Saltz, che ha espresso il suo parere tramite Facebook.

“Per la donna che vuole che il MET rimuova il quadro di Balthus a causa di “questi tempi sensibili”: se lo rimuovessero, dovrebbero praticamente rimuovere TUTTA l’arte dalle sezioni su India, Africa, Asia, Oceania, Grecia, Roma, Rinascimento, Rococò e Impressionismo, Espressionismo tedesco, Klimnt, Munch e tutto Picasso e Matisse. E stop a tutte le canzoni, la musica e i film”.

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