Gli ultimi aggiornamenti nelle indagini per l’omicidio di Nada Cella, uccisa a Chiavari nel 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco dove lavorava come segretaria, arrivano grazie al recupero di una scatola contenente alcuni reperti trovati sulla scena del crimine e rinvenuta dagli investigatori nell’archivio dell’Unità per i delitti irrisolti di Roma.

I reperti sono stati conservati per tutti questi anni presso la struttura dell’Udi, organismo nato nel 2009 e punto di riferimento per gli uffici investigativi nel settore dei delitti irrisolti. Dopo l’archiviazione del caso nel 1998 e la successiva riapertura delle indagini tra il 2005 e il 2021, queste prove non erano ancora state visionate dagli investigatori.

Trascorsi 27 anni dall’uccisione di Nada Cella, la scoperta di altri reperti rappresenta una svolta fondamentale per la Procura di Genova che, dopo il recupero della scatola, chiede altri sei mesi per portare avanti le indagini e cercare di risolvere il cold case.

I reperti sono stati prontamente consegnati dalla polizia scientifica al genetista Emiliano Giardina che, da tempo, cercava delle risposte decisive per contribuire alle indagini.

A fine febbraio 2023 aveva già analizzato altri elementi ritrovati sul luogo del delitto e, secondo la perizia effettuata dal medico, i profili biologici esaminati potrebbero essere ricondotti a un Dna femminile. Tuttavia, le prove visionate da Giardina si sono rivelate insufficienti per accertare l’identità dell’assassino. Da qui l’importanza del ritrovamento della scatola.

Secondo le ipotesi degli investigatori, finora l’unica sospettata resta l’ex insegnante Annalucia Cecere: la donna pare volesse prendere il posto di Nada Cella nello studio commercialista di Via Marsala a Chiavari, in provincia di Genova e la mattina dell’omicidio è stata vista da alcuni testimoni a bordo del suo motorino mentre si allontanava dal luogo del delitto.

L’omicidio, conosciuto come delitto di Via Marsala, è rimasto irrisolto per mancanza di prove concrete. I primi ad accorgersi della morte della donna sono stati Marco Soracco (il commercialista) e sua madre che, pensando si trattasse di un ictus, hanno alterato la scena del crimine cercando di pulire il sangue della vittima.

L’esito negativo degli esami del Dna ha però scagionato il commercialista, inizialmente indagato per l’omicidio. Nel corso delle indagini, alcuni bottoni rinvenuti sul corpo di Cella sono stati trovati anche presso l’abitazione della seconda sospettata, Annalucia Cecere. Tuttavia, anche in questo caso, le analisi non hanno dato esito positivo e le ipotesi sono state screditate.

Oggi, il ritrovamento della scatola con i nuovi reperti, rappresentano l’ultima pista da seguire per tentare di risolvere il mistero che si cela dietro l’omicidio di Nada Cella e l’unica possibilità rimasta per identificare l’assassino.

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