Ryan Ourram, 5 anni, morto cadendo in un pozzo come Alfredino Rampi

Il bambino, caduto a 32 metri di profondità, mentre giocava nei pressi del borgo di Tamrout nel nord del Marocco, non ce l'ha fatta. Il mondo intero ha tenuto il fiato sospeso, sperando che la sua sorte fosse migliore di quella del piccolo deceduto nel 1981 in quello che tutti ricordiamo come l'incidente di Vermicino.

Il piccolo Ryan Ourram è morto: il bambino di cinque anni, caduto in un pozzo di 32 metri mentre giocava, nei pressi del borgo di Tamrout, vicino a Chefchauen, nel nord del Marocco, purtroppo non ce l’ha fatta ed è deceduto a causa delle ferite riportate durante la caduta.

La sua storia ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero, che per cinque giorni e oltre 100 ore, ha seguito il disperato tentativo dei soccorsi che hanno cercato di raggiungerlo con ogni mezzo possibile. Dopo aver tentato, invano, di calarsi giù per lo stretto corridoio del pozzo, che in alcuni punti era solo di 20 centimetri di diametro, le squadre hanno scavato un tunnel parallelo.

“Ryan è vivo, lo tireremo fuori oggi”, aveva annunciato il responsabile dei soccorsi nel tardo pomeriggio di sabato 5 febbraio 2022. L’epilogo però, come ormai sappiamo, è stato tragico. Gli uomini erano entrati nella galleria per estrarre il piccolo insieme ad una squadra di medici, pronti a prestare le prime cure. Sul posto anche un elicottero della gendarmeria reale marocchina, lì per trasportare il bambino in ospedale il più in fretta possibile.

E quando tutti stavamo per tirare un sospiro di sollievo e gioire per la sua salvezza, ecco la notizia. Ryan non ce l’ha fatta, il suo corpicino è stato estratto, ma non c’era più nulla da fare. “Il bambino è morto a causa delle ferite riportate durante la caduta”, si legge nel comunicato della Casa Reale. Il re del Marocco, Mohammed VI, ha rivolto un messaggio di condoglianze alla famiglia e, come si legge su Le Matin, ha avuto un colloquio telefonico con il padre di Ryan, Khalid Ourram, e con la madre Soumaya Kharchich.

Una storia, questa di Ryan Ourram, che ricorda quella di Alfredo Rampi e che tutti ricordiamo come l’incidente di Vermicino: il 10 giugno 1981 Alfredino, anche lui di cinque anni, cadde in un pozzo artesiano in via Sant’Ireneo, in località Selvotta, una frazione di Frascati. Dopo quasi tre giorni di inutili tentativi di salvataggio, il bambino morì dentro il pozzo a una profondità di circa 60 metri.

Impossibile non fare un’analogia tra le due disgrazie e in molti hanno rivisto la storia di Alfredino mentre speravano che per Rayan ci fosse sorte migliore. Come l’attrice Sabrina Parravicini, che in post commosso lo ricorda così: “Ho sperato che ti salvassero piccolo Ryan, anche per onorare la memoria di Alfredino Rampi, morto 41 anni fa.(…) Allora piansi con la paura e la tenerezza di una bambina. Oggi piango da madre, le lacrime bruciano ancora, ancora di più”.

Resta il dolore e tanti perché, soprattutto il perché la storia di un bambino lontano riesca a entrare nei nostri cuori in un modo tanto potente. E su questi perché si interroga anche Cecilia Strada:

“Abbiamo seguito con il fiato sospeso il piccolo Ryan che, purtroppo, non è uscito vivo dal pozzo. Dovrebbe essere sempre così: sentire ogni bambino come fosse il bambino di tutti. (…) Perché non accade lo stesso per i bambini che rischiano la vita e la perdono nel Mediterraneo? Perché questi non li sentiamo come abbiamo sentito il bambino nel pozzo?”.

Le risposte che l’attivista dei diritti umani si è data sono forti e dovrebbero aiutarci, ancora una volta, a riflettere sul valore della vita, ogni vita e in ogni dove.

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