Sacchetti per frutta e verdura a pagamento: ecco cosa cambia

A partire da quest'anno sarà obbligatorio acquistare shopper biodegradabili e compostabili per poter imbustare frutta e verdura nei supermercati: i social si dividono fra chi supporta questa legge e chi, invece, la commenta con rabbia.

Aggiornamento del 03 gennaio 2018

Continua sui social la grande polemica circa il pagamento dei sacchetti per la spesa di frutta e verdura. Solo il 2 gennaio 2018 avevamo cominciato a parlare di questa legge che ha mosso non poco l’opinione pubblica, soprattutto sui social network. Ma come sta affrontando la questione il popolo di internet? A rispondere a questo quesito è un celebre hashtag che in questi ultimi giorni sta largamente circolando: la parola è #sacchetti e in poco tempo è diventato un vero e proprio trend topic su Twitter e Facebook. Gli utenti del mondo virtuale hanno infatti espresso i loro pareri contrastanti circa questa delicata questione, argomentando i loro pensieri attraverso tweet e post fra l’ironico e il serio, tutti però finalizzati a esprimere la propria opinione su questi “infausti” sacchetti.

Inutile dire che la controversia si è davvero accesa, fra chi si scaglia fermamente – e con rabbia – conto questa legge divenuta ora una vera e propria polemica (proponendo soluzioni alternative come “boicottare” i sacchetti e inserire la propria frutta e verdura nei guanti di plastica o, addirittura, etichettare singolarmente gli ortaggi) e chi invece la sostiene fermamente in favore dell’ambiente.

A ricordare un esempio virtuoso è però un utente il quale illustra un’intelligenza soluzione presente in questo momento nei supermercati Coop svizzeri:

Sacchetti a retina, riutilizzabili e lavabili in lavatrice a 30°C, su cui si possono attaccare e staccare le etichette con il prezzo dei prodotti acquistati.

Si legge nel tweet che ha già ricevuto numerose condivisioni. Una soluzione davvero ingegnosa, non c’è che dire, ma che per ora non sembra interessare l’Italia.

Articolo originale – 02/01/2018

Con l’arrivo del nuovo anno è arrivata anche una novità che ha fatto discutere animatamente l’opinione pubblica: i sacchetti per la spesa di frutta e verdura a pagamento.

A partire da quest’anno, infatti, sarà obbligatorio acquistare shopper biodegradabili e compostabili per poter imbustare frutta e verdura nell’apposito banco del supermercato. Cifre irrisorie, vero, ma che sono già state soprannominate dai media come la “stangatina” che va ad aggiungersi alle altre consuete stangate di gas, luce e metano.

Nel concreto, da quest’anno al banco ortofrutta dei supermercati non si potranno più infilare i prodotti all’interno delle classiche buste di plastiche gratuite, ma si dovranno mettere all’interno di sacchetti biodegradabili, a pagamento. Il costo è davvero poco significativo: si parla di 2-3 centesimi a sacchetto, a seconda del supermercato. Ma è stato sufficiente per accendere la polemica.

Il motivo? Questi sacchetti biodegradabili per frutta e verdura sono la risposta dello Stato al problema dell’usa e getta e un piccolo passo per promuovere il rispetto per l’ambiente. Su richiesta dell’Unione Europa, che ha chiesto agli stati membri di spingere i consumatori ad un utilizzo più responsabile dei sacchetti di plastica, l’Italia si è mossa inserendo questa novità all’interno del decreto legge n.91 del 2017 facente parte del piano di sviluppo del Mezzogiorno.

Decisamente forte e critica la posizione del Codacons, associazione per la difesa dell’ambiente e dei diritti di utenti e consumatori, che in merito al provvedimento dichiara

Si tratta di un balzello inutile che non ha nulla a che vedere con l’ambiente e con la lotta al consumo di plastica. Al contrario la misura è una vera e propria tassa introdotta dal Governo che peserà in modo non indifferente sui consumatori, determinando nuovi aggravi a loro carico. È assurdo e gravissimo che i costi di provvedimenti pseudo-ambientali siano scaricati interamente sugli utenti, trasferendo su di essi spese che dovrebbero essere solo a carico delle aziende e dell’industria. Questo provvedimento palesemente sbagliato determinerà un aggravio di spesa che potrà raggiungere i 50 euro annui a famiglia, laddove il costo degli shopper avrebbe dovuto essere interamente a carico dei supermercati e dell’industria. Una vergogna tutta italiana che vede la netta contrarietà dei consumatori e che dimostra ancora una volta come i cittadini siano spremuti come limoni addossando sulle loro spalle i costi di qualsiasi provvedimento

Ma quanto peserà questa scelta etica sulle tasche degli italiani? Su base annua si calcola che, mediamente, questi nuovi sacchetti biodegradabili a pagamento avranno un costo che va dai 20 euro ai 50 euro, in base a quante volte si comprano generi alimentari freschi come frutta e verdura.

I venditori che non si adegueranno, rischiano multe che vanno dai 2.500 euro fino ad un massimo di 100 mila euro.

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