I figli dell’ultimo re d’Italia Umberto II, Vittorio Emanuele di Savoia e le sorelle Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, intendono fare causa al governo per riavere indietro i gioielli di famiglia, che sono stati confiscati nel 1946.

I gioielli in questione sono una quindicina. Tra questi un diamante rosa montato su una grande spilla, i collier di perle indossati dalla regina Margherita, il suo diadema, i gioielli della regina Maria Antonia, per un totale di 6732 brillanti e oltre 2000 perle.

Nel 1976 la maison Bulgari si era occupata di controllare i gioielli, perché era circolata la voce che fossero stati trafugati, e aveva valutato i tesori della Corona per 2 miliardi di lire. Riportando la cifra ai valori commerciali di oggi, secondo le valutazioni della casa d’aste Sotheby’s, come riporta la stampa, potrebbe corrispondere a circa 300 milioni di euro.

I gioielli sono custoditi in uno scrigno di pelle a tre piani nel caveau della Banca d’Italia, a Roma, da quando con il fatidico referendum del 3 giugno 1946 l’Italia ha scelto come forma istituzionale dello Stato la repubblica, abolendo la monarchia. Così, il 5 giugno 1946, l’allora presidente del Consiglio dei ministri Alcide De Gasperi si era fatto consegnare da Umberto II  i gioielli della Corona. A quel tempo i gioielli erano tenuti in una cassaforte del palazzo del Quirinale, che era la residenza ufficiale della famiglia reale.

Secondo quanto stabilito dallo Statuto Albertino, ovvero la Costituzione del Regno d’Italia, infatti, i gioielli erano dati “in dotazione” ai re per l’adempimento delle proprie funzioni e non come proprietà personale.

La strada della causa, come riporta alla stampa l’avvocato dei Savoia, Sergio Orlandi, è stata presa per via di un tentativo di mediazione fallito con il governo, che ha rifiutato di consegnare i gioielli alla ex famiglia reale. Ma i gioielli sono davvero di proprietà dei Savoia?

Qui entra in gioco il verbale della consegna dei gioielli del 5 giugno 1946 alla Banca d’Italia. Nel verbale della consegna a Luigi Einaudi, l’allora futuro presidente della Repubblica, si legge che questi devono essere conservati e “tenuti a disposizione di chi di diritto”.

Non è specificato, però, a chi si faccia riferimento in questo passaggio: allo Stato italiano o ai Savoia?

La ex famiglia reale sostiene che è implicito il diritto che vengano restituiti ai Savoia, ma con la nascita della Repubblica tutti i beni della famiglia reale sono stati confiscati dallo Stato Italiano, secondo la tredicesima disposizione della Costituzione. Questa procedura si è applicata immediatamente per i beni immobiliari, per esempio, ma non è mai stata esercitata per i gioielli della Corona.

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Perciò i gioielli sono rimasti lì, nel cuore del caveau della Banca d’Italia, protetti da 11 sigilli, per 76 anni.

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