Lo aveva giurato, attraverso un post Facebook in cui le diceva che non c’era posto al mondo in cui potesse nascondersi. E Antonio Vicari, sessantacinquenne di Ventimiglia, alla fine ha messo in atto il suo folle piano, ferendo a morte la ex fidanzata, Sharon Micheletti, mentre si trovava in auto, e cercando poi di uccidere anche l’amico che si trovava con lei e che, in quel momento, si trovava in un bar per comprare le sigarette.

Era da poco uscito dal carcere, Vicari, arrestato per molestie nei confronti della prima moglie, e da marzo, da quando era tornato in libertà, aveva cominciato a riempire i suoi social di minacce nei confronti della trentenne Sharon, con cui aveva intrattenuto una relazione di pochi mesi.

È questione di pochi giorni.

Adesso non mi puoi chiedere scusa, è troppo tardi.

Sono alcuni dei messaggi, come riporta Imperiapost, che l’omicida avrebbe rivolto alla ex, che lo ha anche denunciato. L’ultimo post, il 2 giugno.

Fonte: Facebook @Antonio Vicari

Il 13 giugno Vicari ha raggiunto Sharon, che si trovava nella Citroen dell’amico, sceso per comprare le sigarette, in via Tenda, e ha fatto fuoco con una calibro 7.65. Tre colpi che non hanno lasciato scampo alla ragazza. L’assassino è poi entrato nel bar per uccidere anche l’amico, che però a quanto pare è riuscito a rifugiarsi nelle cucine, così come la titolare dell’attività, che lo avrebbe implorato di non spararle.

Subito dopo Vicari si è allontanato di 500 metri, per uccidersi, con un colpo alla testa, nel greto del torrente Roja poco distante.

Appena il giorno prima, ancora in Liguria, a Castelnuovo Magra, provincia di La Spezia, un’altra giovane donna, Alessandra Piga,  è stata sgozzata dall’ex compagno nella sua casa. Con loro il bilancio, terribile, dei femminicidi sale a 29 vittime, solo nei primi sei mesi dell’anno. Un elenco impressionante e orribile, che spinge a chiedersi, ancora una volta, quante di queste tragedie sarebbero state evitabili.

Nel caso di Sharon, come detto, oltre alla sua denuncia c’erano anche innumerevoli post minatori su Facebook; se è vero che i social sono, a tutti gli effetti, un nuovo strumento di comunicazione, allora forse si dovrebbe cominciare a considerare messaggi del genere non alla stregua di mere parole scritte su Internet, ma alla luce di ciò che sono, ovvero minacce vere e proprie. Nel frattempo, ci troviamo, di nuovo, a fare la conta delle vittime, e a chiederci quante di loro avrebbero potuto essere salvate.

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