Alluvione Marche. Silvia Mereu, mamma di Mattia "Avrei ancora il mio bambino se..."

In una lunga intervista, la donna racconta gli ultimi minuti prima dell’alluvione che le ha portato via suo figlio Mattia: "Ha iniziato a piovere e poi ho visto quell'onda marrone arrivare come una furia verso di noi".

Silvia Mereu, farmacista di 43 anni, ha condiviso il suo racconto della devastante alluvione che ha colpito le Marche il 15 settembre del 2022. Quel giorno, il maltempo le ha portato via suo figlio di otto anni, Mattia Luconi: “Restano i giardini dedicati a lui e i ricordi di un figlio meraviglioso”, dice all’inviata di Repubblica Romina Marceca, alla quale ha concesso una lunga intervista.

Le immagini sono dei flash che rimbombano nella mia testa. Io che tento di fare retromarcia davanti a quell’onda che sta per sovrastarci, l’auto che si inclina all’improvviso, Matti seduto accanto a me che asciuga con le mani gli schizzi che gli arrivano sui pantaloncini”, inizia così il racconto di Mereu. Poi, l’onda li ha travolti, e la donna non ha potuto fare altro che abbandonare la macchina, che si stava riempiendo d’acqua. “L’ho preso in braccio, l’ho stretto così forte che per giorni mi è rimasto un livido sulla guancia”, prosegue.

Avevo Mattia sulle spalle e cercavo di nuotare ma quel mare in tempesta sulla strada ha raggiunto almeno i cinque metri d’altezza e scorreva alimentato da una forza tale che ha trascinato via Matti. Il cielo era viola, i fulmini illuminavano ogni tanto la melma nera. Urlavo a squarciagola il suo nome. Sono rimasta per due ore su una collinetta che ho raggiunto a bracciate, speravo che Matti venisse da me e che quelle onde me lo restituissero.

Alla fine, Silvia Mereu è stata recuperata dai vigili del fuoco. “Il fango nelle orecchie mi è rimasto per due mesi, la polmonite è durata per settimane”, racconta.

Se fosse arrivato un allarme in tempo, avrei ancora il mio bambino. Bastava chiudere le strade lungo il torrente Fanella, affluente del Nevola. Invece alle 20 sono andata via da Barbara per andare a casa a San Pietro e non ci sono mai arrivata.

Poi, spiega di non essere più tornata a vivere stabilmente nella casa dove abitava con il figlio. “Ci vado quasi ogni giorno e piego i vestiti di Matti, sistemo, per non perdere la routine di mamma che non ho più. La sua stanza è rimasta identica all’ultimo giorno che è uscito da lì”.

Infine, parla della situazione del territorio oggi, a un anno di distanza. “Qui è tutto come quella sera”, dice. “Siamo una popolazione abbandonata in attesa della prossima alluvione. Non ho cosa replicare se non chiedere di vigilare sui fondi che arriveranno per sistemare il nostro territorio. Questo è l’unico modo per non dimenticare le nostre vittime”.

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