"Chi subisce un aborto spontaneo dovrebbe avere una sala d'attesa separata": il TikTok virale di India Batson

La donna ha avuto un aborto spontaneo lo scorso febbraio, e si è lamentata su TikTok delle condizioni in cui ha dovuto affrontare l'esperienza, messa nella stessa sala d'attesa di donne che, invece, stavano portando avanti la loro gravidanza.

Chiunque abbia sperimentato un aborto spontaneo sa perfettamente quanto sia un’esperienza dolorosa e traumatica, che non si riesce a dimenticare; e ad aggiungere sofferenza alla sofferenza anche il fatto di essere tenute, durante gli esami e le visite di controllo, insieme a donne che, invece, stanno portando avanti la loro gravidanza senza problemi, o persino di essere ricoverate, dopo l’aborto, insieme a chi ha appena partorito.

Per questo India Batson ,una donna della Georgia, ha pubblicato un video su TikTok, diventato virale, in cui chiede che le condizioni di degenza e di cura delle donne che hanno appena abortito spontaneamente siano diverse e pensate più per accogliere i loro sentimenti di quel particolarissimo momento.

“Sedersi in quella sala d’attesa accanto a tonnellate di donne incinte mentre aspetti di tornare solo per fare le analisi del sangue per vedere se il tuo livello di HCG è tornato a zero fa schifo – ha detto Batson in lacrime – Non c’è un altro modo di definirlo. L’aborto spontaneo è così doloroso”.

Batson, ha successivamente spiegato a Good Morning America, ha avuto un aborto spontaneo lo scorso febbraio e, prima ancora, una gravidanza extrauterina.

“In entrambe le occasioni, ho sentito che c’erano modi in cui potevamo migliorare un’esperienza già terribile, aggiungendo cure informate sul trauma negli ambulatori di ginecologia per essere più compassionevoli ed empatici con le donne che hanno appena saputo di aver perso il proprio bambino e stanno attraversando un momento di lutto. Non trovo che metterci una accanto all’altra per fare le analisi del sangue sia l’approccio migliore, gentile ed empatico.”

Batson non è la prima persona a chiedere questo tipo di cambiamento; c’è infatti anche chi ha avanzato altre proposte, come lo scaglionamento delle pazienti per orari, in modo da raccoglierle per “tipologia”.

“Non posso parlare a nome di tutte le donne rispetto a ciò che vorrebbero – ha concluso la donna – Ma è chiaro che ci sono modi in cui possiamo affrontare questa situazione. Non vorrei altro che questa orribile esperienza portasse effettivamente a cambiamenti positivi per le donne dopo di me che subiranno un aborto spontaneo.”

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