Se il 2019 inizia con la pena sospesa per chi picchia e mette al guinzaglio una donna

Oppressa dalla gelosia del suo fidanzato, la vittima aveva fatto i bagagli per andarsene da lui. Ma l'uomo ha reagito con violenza, picchiandola e mettendole il collare del suo cane. L'aggressore è stato arrestato e condannato per direttissima, ma la pena è stata sospesa.

Ciò che è accaduto nelle prime ore del 2019 a Napoli ci lascia con l’amaro in bocca. L’ennesimo caso di violenza su una donna che, per il nuovo anno, aveva in mente di ricominciare da zero. Stanca della gelosia ossessiva del suo compagno e oppressa dalle sue manifestazioni di rabbia sempre più frequenti, una giovane donna napoletana ha trovato il coraggio di lasciare il suo compagno. Preparati i bagagli,  è scesa in strada assieme al suo cagnolino al guinzaglio e ha atteso il taxi che l’avrebbe dovuta condurre lontana da un uomo aggressivo e violento.

Ma non ne ha avuto il tempo: il fidanzato, all’idea di essere stato mollato, ha avuto una reazione terribile. Dopo aver raggiunto la donna sul marciapiede, ha iniziato a prenderla a pugni e a darle schiaffi. Quindi ha tolto il collare al cagnolino – lo stesso cagnolino che, secondo le dichiarazioni successive della donna, aveva minacciato di uccidere come ennesima manifestazione della sua gelosia – e lo ha messo alla sua compagna, trascinandola per la strada fin quasi a strangolarla. Diversi passanti, notando l’incredibile scena di violenza, hanno allertato le forze dell’ordine che sono prontamente intervenute.

Tutto ciò è accaduto nel 2019, nella centralissima zona dei Gradoni di Chiaia, storico quartiere di Napoli, alla luce del giorno. La donna, che è svenuta mentre il suo fidanzato la trascinava al guinzaglio, è stata soccorsa e trasportata presso l’Ospedale Cardarelli, dove le sono stati riscontrati traumi guaribili in 21 giorni. Il suo aggressore, che si è giustificato dicendo che stava cercando di rianimare la sua fidanzata priva di sensi per un malore, è stato invece condotto in un locale pubblico dei paraggi per sottrarlo alla folla inferocita, e poi scortato presso i più vicini uffici della polizia municipale. Identificato e arrestato, l’uomo è stato condannato per direttissima a 1 anno e 4 mesi, con pena sospesa.

L’ordinamento giuridico italiano prevede infatti l’istituto della sospensione della pena nei casi in cui la suddetta non superi i 2 anni di reclusione e il condannato non abbia altri precedenti penali. La sospensione dura 5 anni e, se in questo periodo di tempo il colpevole non commette altri reati della stessa natura, il reato si estingue e la pena non viene eseguita. Cosa significa questo? L’uomo che solo poche ore fa ha messo al guinzaglio la sua compagna è libero di tornare a casa, e tra 5 anni potrebbe veder cancellata la sua condanna. Non si tratta di una scelta arbitraria delle forze dell’ordine o del giudice, ma dell’applicazione ortodossa di una legge.

Il pm, oltre alla pena, ha stabilito anche il divieto per l’aggressore di avvicinarsi alla donna, ma purtroppo decine di casi di cronaca più o meno recenti ci hanno insegnato che questa misura cautelare non ha spesso alcuna efficacia protettiva nei confronti della vittima. Basti ricordare l’orribile tragedia di Marco di sole poche settimane fa. D’altronde, questo non è stato il primo episodio di violenza che la donna ha subito, come lei stessa ha dichiarato alle forze dell’ordine. Lasciare a piede libero un uomo che ha già mostrato in precedenza segni di aggressività e che ha compiuto un atto del genere – ricordiamolo, ha tentato di strangolare la sua compagna trascinandola per la strada con il guinzaglio del suo cane – è un rischio che non dovremmo correre.

Già troppe volte le grida d’aiuto di una donna sono state sottovalutate, e troppe morti innocenti sono sulla nostra coscienza. È opportuno che il dibattito politico si concentri dunque a rimediare al più presto possibile a questi appigli legislativi, che possono fornire a uomini violenti l’ennesima occasione di farla franca. Tuttavia, non sempre la politica si concentra come dovrebbe sulla tutela delle donne in quanto vittime di violenza, e questo è il risultato.

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