Sono passati dieci anni da quella terribile notte del 14-15 aprile 2014, quando il mondo fu sconvolto dal rapimento di massa di studentesse da parte del gruppo terroristico Boko Haram nella città nigeriana di Chibok, nello stato del Borno.

I miliziani di Boko Haram fecero irruzione nel dormitorio di una scuola femminile e sequestrarono in tutto 276 studentesse adolescenti, di età compresa tra i dodici e i diciassette anni. 57 di loro riuscirono a fuggire gettandosi dai furgoni dei miliziani, mentre altre furono successivamente rilasciate, grazie agli sforzi delle autorità e degli attivisti. A maggio 2017, il governo nigeriano liberò 82 studentesse in uno scambio di prigionieri e pagò un riscatto di 3 milioni di euro, secondo quanto affermato dal Wall Street Journal.

Con la liberazione delle studentesse rapite nel tragico evento di Chibok, sono emersi racconti scioccanti della loro prigionia. Alcune ragazze hanno riferito di conversioni forzate, matrimoni coatti con membri di Boko Haram e di violenze inflitte a coloro che si sono rifiutati di sottomettersi.

A distanza di un decennio, il destino di molte delle ragazze rimane ancora sconosciuto e si teme siano ancora nelle mani dei loro rapitori. L’attenzione dell’opinione pubblica sui rapimenti è diminuita nel tempo, lasciando spazio a teorie del complotto che mettono in dubbio la veridicità di quanto raccontato.

I rapimenti di studenti sono continuati in Nigeria, perpetrati non solo da gruppi terroristici come Boko Haram, ma anche da criminali comuni. Le scuole, spesso situate in zone remote e vulnerabili, diventano bersagli facili per i rapitori. Questi rapimenti non solo portano terrore e angoscia alle comunità, ma servono anche come strumento per estorcere riscatti, sotto la pressione dei media nazionali e internazionali e dell’opinione pubblica.

Secondo l’organizzazione Save the Children, dal 2014 sono stati rapiti circa 1.600 studenti solo nella regione settentrionale della Nigeria, un’area fortemente influenzata dall’attività dei gruppi radicali islamisti come Boko Haram. E solo il mese scorso, oltre 300 studenti sono stati rapiti in tre diverse operazioni, evidenziando la persistenza e la gravità di questa minaccia per la sicurezza dei giovani nigeriani.

I governi nigeriani non solo non hanno risolto tali problemi, ma talvolta ne hanno approfittato, cercando di trarne profitto economico. Nonostante vari progetti avviati, come il Safe Schools Initiative delle Nazioni Unite, la corruzione e l’instabilità politica hanno ostacolato la loro realizzazione. I rapimenti di massa sono però diminuiti dal 2022 con l’introduzione di leggi contro il pagamento dei riscatti e la pena di morte per i rapitori nel caso le persone rapite muoiano.

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