Germania: ora si possono dare informazioni sull'aborto, addio alla legge nazista

La norma vieta ai medici di fornire spiegazioni sull'interruzione di gravidanza e risale all'epoca della dittatura. Grazie alle lotte dei movimenti femministi, che vanno avanti dagli Anni '70, ora il Governo tedesco ha pronta una riforma che permetterà ai professionisti di supportare tutte le donne in questa difficile situazione.

In Germania, cade una delle ultime leggi naziste: quella che vietava ai medici di dare informazioni sulle pratiche abortive. Dopo migliaia di firme, manifestazioni e proteste dei movimenti femministi, che vanno avanti senza tregua dagli Anni ‘70, il nuovo governo tedesco ha deciso per un cambio di marcia e depenalizzare quello che ancora oggi è considerato un reato da un articolo del codice penale, il 219a, che risale alla dittatura nazista.

Sin dal 1933, infatti, ai medici tedeschi è vietato fornire qualunque informazione sull’aborto e sui metodi utilizzati per interrompere la gravidanza. È bene precisare che in Germania l’accesso all’aborto è regolato dagli articoli 218 e 219 del codice penale, ed è inserito tra i reati “contro la vita”. Esistono delle eccezioni per il quale non è punibile, ossia se è praticato entro le 12 settimane dal concepimento o dopo le 12 settimane nel caso in cui la donna sia stata vittima di stupro, sia in pericolo di vita o vi siano malformazioni nel feto.

Alla normativa si aggiunge il comma 219a, un retaggio nazista che nacque a sostegno della campagna demografica per la protezione della cosiddetta razza ariana, e che ancora oggi viene applicato. I partiti del nuovo governo tedesco, con il leader Olaf Scholz, insieme ai Verdi, ai Liberali dell’FDP e ai movimenti femministi, nel novembre 2021 hanno proposto di riformare la legislazione per garantire ai medici di sostenere tutte le donne che in Germania di trovano nella difficile scelta dell’aborto e per consentire ai professionisti di dare una corretta informazione anche sul web.

“La situazione dei diritti riproduttivi delle donne, delle donne con gravidanze a rischio o indesiderate – ha spiegato il ministro della Giustizia Marco Buschmann sulle pagine de Il Postè già abbastanza difficile: non dovremmo renderla ancora più difficile“. “Molte donne cercano consigli e informazioni anche online – ha spiegato il ministro – ma non può essere che i professionisti che sono particolarmente qualificati per fornire informazioni sull’esecuzione di tali procedure non siano autorizzati a farlo”.

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