Perché Alba Flores è decisamente molto di più della "Nairobi" de La Casa di Carta

Il grande pubblico la conosce per il ruolo di Nairobi nella famosa serie Netflix, ma Alba Flores è una giovane donna piena di impegno di valori e di interessi. Il che la rende decisamente più affascinante del suo personaggio.

Chi segue La Casa di Carta la conosce con il nome di Nairobi, ma Alba Flores è (decisamente) molto di più del personaggio interpretato nella famosa serie Netflix diventata ormai un cult.

Anche se, c’è da dire, gli ultimi avvenimenti che l’hanno riguardata hanno letteralmente scioccato il pubblico.

Non continuate a leggere se non avete ancora visto la quarta, e penultima stagione, della serie.

Perché nell’ultimo episodio di questa stagione Nairobi muore, uccisa dallo spietato Gandia. Una dipartita che ha lasciato con l’amaro in bocca i fan, ma che il regista e produttore esecutivo Jesus Colmenar ha così spiegato: “Il personaggio di Nairobi non era tagliato per la guerra che vedremo in questa stagione finale. Non ci doveva essere. Credo che ciò dia ai personaggi uno slancio che sarebbe stato troppo complesso aggiungere diversamente“.

Questioni di esigenze di copione, dunque. Ma sbaglia chi pensa che la determinata Alba sia legata esclusivamente al personaggio di Nairobi; sono tanti infatti i ritratti femminili interessanti e decisamente attuali cui l’interprete ha dato vita. A partire dalla detenuta, zingara e lesbica, Saray Vargas de Jesús, interpretata nella serie Vis a vis – Il prezzo del riscatto, ambientata in un carcere femminile.

Un personaggio sicuramente difficile, che riassume in una donna sola le problematiche affrontate da due comunità spesso discriminate, quelle dei gitani – cui la stessa Alba appartiene – e quella LGBTQ+, talvolta esclusa anche dallo stesso femminismo radicale.

Per Alba il femminismo non può che essere intersezionale, come spiegato in un’intervista per la versione spagnola di Harper’s Bazaar.

[…] il femminismo o i femminismi in questo momento si stanno espandendo sempre di più, non solo includono le esperienze delle donne bianche etero delle classi alte che esprimono le loro oppressioni su problemi che devono vedere per esempio con il divario salariale, ma abbiamo iniziato ad ampliare la nostra visione e ad avere femminismi più ampi dove ci sono altre cose che attraversano le donne e colludono con il patriarcato come la razzializzazione e la povertà.

Non solo dobbiamo cercare le statistiche che ci indichino questo mondo macho in cui viviamo con gli alti stipendi che hanno alcuni uomini e che le donne con la stessa posizione non guadagnano, ma le cifre decrescenti sono eloquenti. Un esempio di come i femminismi stiano diventando più trasversali sono le braccianti a giornata di Huelva, un’ispirazione, perché sono donne che si sono organizzate per affrontare le oppressioni che subiscono.

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Al femminismo, del resto, Alba ha imparato ad appassionarsi fin da piccola, grazie anche alle figure forti della sua famiglia, alla mamma, Ana Villa, produttrice teatrale, ma soprattutto alla nonna Lola Flores, di cui ha scelto di prendere il cognome (quello vero è infatti González Villa), ma da cui si distacca rispetto a delle particolari scelte della sua vita; come quella, ad esempio, di cantare per il generale dittatore Francisco Franco.

Su questo argomento per me prevale l’amore, e mi viene naturale difendere mia nonna, che se avesse avuto una coscienza politica avrebbe dovuto esiliarsi. Ma sono consapevole che ci furono artisti che si rifiutarono di cantare per Franco, mentre lei lo fece.

Ha dichiarato a Elle. Alba si definisce non solo femminista, ma anche ecologista, vegetariana, insomma una giovane donna con una coscienza civica ben sviluppata e nessuna voglia di stare zitta in merito a questi temi. Non è difficile, in fondo, capire perché: lei per prima ha provato sulla sua pelle l’esperienza dell’isolamento, dell’umiliazione, e questo è il motivo che oggi la spinge a lottare al fianco degli emarginati.

Quando ero piccola mi sono trovata spesso in difficoltà per le mie origini – ha raccontato a Elle – Adesso non è più così, ma resto orgogliosa delle radici della mia famiglia e non le cambierei per nulla al mondo. Sono in contatto con le realtà gitane che vivono situazioni di razzismo nel mondo, e mi schiero volentieri in prima linea per difenderle. Per me questo è un tema molto importante.

Il pregiudizio sui gitani pesa ancora molto. È un po’ come succede a certe persone che odiano gli immigrati, ma poi i loro eroi sono i calciatori che vengono dagli stessi Paesi dei migranti. Nel mio caso, quelli che amano la serie, fanno finta di non vedere che sono ‘zingara’. Basterebbe questo per dimostrare che il razzismo non ha argomenti credibili.

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