Alberto Amaro Jordán, un giornalista di 35 anni originario di Atexcatzingo – nello stato di Tlaxcala, Messico – ha ereditato la passione per il giornalismo dal padre e dal nonno, anch’essi giornalisti. Jordán ha fondato nel 2018 il media digitale La Prensa de Tlaxcala. Tuttavia, il suo impegno per portare alla luce verità scomode ha scatenato una pericolosa reazione.

Nel 2019, le indagini di Jordán sulla politica locale, la criminalità e la corruzione hanno attirato minacce di morte e violenze contro di lui e la sua famiglia. Tlaxcala, lo stato più piccolo del Messico, è noto per essere un centro di traffico di esseri umani e schiavitù sessuale, alimentato da reti criminali familiari. Amnesty International ha lanciato un appello (“30 giorni per la libertà di stampa”) per sostenere la battaglia di Jordán nel suo Paese. Al momento, le firme raccolte sono circa 77.200.

Jordán ha descritto una serie di attacchi subiti: minacce, intimidazioni da parte di membri della criminalità organizzata e violazioni del suo sito web. Ha raccontato di aggressori che hanno tentato di tagliargli la strada, di inseguimenti da parte di uomini armati su motociclette e di tentativi di intrusioni violente nella sua casa.

Inoltre, la sua reputazione è stata danneggiata sui social media, dove è stato accusato ingiustamente di crimini. La sua vita privata è stata messa in pericolo, con intrusi che hanno sparato contro la sua proprietà e avvelenato uno dei suoi cani.

In un’intervista a Amnesty International e al CPJ, Jordán ha criticato il Meccanismo (che si occupa di protezione dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti) del Messico per la lenta risposta alle sue richieste di aiuto. Anche dopo essersi affiliato al Meccanismo nel 2019, Jordán afferma di aver aspettato mesi per ricevere assistenza adeguata, inclusi sei mesi per ottenere un pulsante antipanico. Solo nel 2021 ha ottenuto guardie del corpo.

Alberto Amaro Jordán ha preso provvedimenti per rafforzare la sicurezza della sua proprietà. Ha investito risorse personali nell’installazione di un sistema di allarme e di ben 25 telecamere di sicurezza, creando un intricato sistema di sorveglianza che controlla ogni angolo della sua casa. Nel suo soggiorno, un imponente monitor a schermo diviso ospita i feed live provenienti da ciascuna telecamera, offrendo una visione dettagliata della sua proprietà in tempo reale.

Nonostante queste precauzioni, gli attacchi contro di lui e la sua famiglia non cessano, e Jordán continua a percepire una mancanza di urgenza da parte delle autorità incaricate di proteggerlo. La sua frustrazione emerge durante le comunicazioni con il Meccanismo. “Parli con il Meccanismo al telefono e a volte sembra che ti ignorino. Come se pensassero che tu stia in realtà mentendo“, ha detto.

Alla fine di luglio 2023, il Meccanismo ha riesaminato la sicurezza di Jordán e ha concluso che non fosse più in pericolo. Tuttavia, il giornalista ha scoperto numerosi errori nella valutazione e che non era stato menzionato il recente avvelenamento del suo cane. Inoltre, la perizia ha indicato che non era più a rischio perché uno dei tre uomini che lo avevano minacciato era stato arrestato.

Jordán ha quindi assunto un avvocato per presentare un’ingiunzione. In agosto, un giudice ha temporaneamente bloccato il ritiro delle sue quattro guardie del corpo, ma la sua situazione a lungo termine rimane incerta.

Jordán ha ridotto i suoi rapporti sulla criminalità e la corruzione a causa degli attacchi e dell’incertezza sulla sua sicurezza. Sta persino valutando di abbandonare il giornalismo. “Mi sono censurato perché non mi sento al sicuro”, ha detto. “Ci sono momenti in cui dici: devo lasciare ciò che mi appassiona, ciò che mi piace, ovvero il giornalismo?”.

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