Chi è Alessandra Todde, la prima governatrice di Sardegna: perché Murgia sarebbe felice

L'ingegnera ha battuto il rivale del centrodestra Paolo Truzzu, diventando la prima governatrice dell'isola. Un risultato che, per ragioni diverse, avrebbe fatto felice anche Michela Murgia, scomparsa per un cancro lo scorso 10 agosto.

Alessandra Todde è la nuova governatrice della Sardegna, la prima donna a ricoprire la carica nella storia della regione. Battuto sul filo del rasoio, per circa 3000 voti – a incidere la possibilità di voto disgiunto – l’antagonista del centrodestra, Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari.

55 anni compiuti proprio nel pieno della campagna elettorale, il 6 febbraio, ingegnera nuorese, Todde ha due lauree e un passato che l’ha vista a lungo lontana dalla sua Sardegna, a lavorare in otto Paesi diversi, tra cui Spagna, Inghilterra, USA, Francia e Olanda, fino al rientro definitivo nell’isola, nel 2018.

Parla quattro lingue, “compreso il sardo”, come tiene a precisare, e i suoi argomenti riguardano soprattutto la tecnologia, l’energia e la finanza. È stata amministratrice delegata di Olidata fino alla decisione, nel 2019, di candidarsi alle europee come capolista del Movimento 5 Stelle, senza essere eletta, ma guadagnandosi però il titolo di Inspiring Fifty italiane, ovvero le 50 donne italiane considerate più influenti nel mondo della tecnologia.

Fedelissima dell’ex premier Antonio Conte, con lui è stata vice ministra allo Sviluppo Economico, incarico che ha mantenuto poi anche con l’insediamento del governo Draghi.

La sua elezione a governatrice della Sardegna rappresenta un risultato eccezionale di cui sicuramente anche una sarda doc come Michela Murgia sarebbe stata orgogliosa: la scrittrice, morta lo scorso 10 agosto, si era a sua volta candidata come governatrice della regione nel 2014,  sostenuta dalla coalizione Sardegna possibile, una lista civica, e dal partito indipendentista ProgReS-Progettu Republìca, venendo sconfitta da Francesco Pigliaru.

“Non è vero che tutti i politici sono uguali e che tutti sono ladri, noi siamo diversi e vogliamo dare ai sardi le risposte che chiedono e restituirgli la fiducia che hanno perso in questi anni”, disse la scrittrice in uno dei suoi incontri con la stampa durante la campagna elettorale.

Ma il nome di Murgia non è uscito, in queste ultime elezioni sarde, solo perché Todde è riuscita in quell’impresa che all’autrice di Accabadora sfuggì, ovvero essere eletta, ma anche per le parole dell’avversario della neo governatrice, Truzzu, che nel web talk Klauscondicio, condotto da Klaus Davi, ha dichiarato che non le avrebbe mai intitolato una via, né le avrebbe dedicato un monumento, “perché mi sembra un personaggio più negativo che positivo, nel senso che era una di quelle che voleva insegnare agli altri cosa dovevano pensare e imporgli in ogni caso il suo pensiero. Era una totalitaria, per certi punti di vista“.

Dichiarazioni a cui proprio Todde rispose: “Sono profondamente sconcertata e delusa dalle recenti dichiarazioni del sindaco di Cagliari e candidato alle prossime elezioni regionali, Paolo Truzzu, riguardo Michela Murgia. Tali commenti non solo mancano di rispetto alla memoria di una figura che ha contribuito significativamente al dibattito culturale e sociale della nostra isola, ma denotano anche una pericolosa inclinazione a ridurre al silenzio le voci che si levano per promuovere riflessione e cambiamento”.

In quell’occasione Todde aveva aggiunto: “Michela Murgia era una scrittrice, una intellettuale, una voce critica che con passione e dedizione ha esplorato le complessità della società sarda e italiana, affrontando temi di rilevanza universale quali l’identità, la giustizia sociale e i diritti delle donne. Etichettarla come totalitaria per il suo impegno nel promuovere un dialogo critico e per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione è non solo ingiusto, ma anche pericolosamente fuorviante.”

“La diversità di pensiero e la libertà di espressione sono pilastri fondamentali di una società democratica. Attaccare queste libertà, denigrando chi le ha esercitate con coraggio e integrità, mina le basi stesse su cui si fonda la nostra convivenza civile. Un monumento o una via dedicati a Michela Murgia non sarebbero solo un omaggio alla sua persona, ma un riconoscimento del suo contributo al dibattito culturale e della sua lotta per una società più giusta e inclusiva.
La sua eredità non dovrebbe essere oggetto di attacchi politici ma, al contrario, motivo di riflessione su come possiamo lavorare insieme per una Sardegna che valorizzi la diversità di pensiero e promuova la giustizia sociale”.

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