Il nome di Alessia Pifferi è diventato noto dal 21 luglio 2022, giorno in cui è finita in carcere con l’accusa di omicidio volontario dopo avere lasciato morire di stenti la sua bambina, Diana, rimasta in casa per sei giorni a soli sedici mesi. Gran parte dell’opinione pubblica si è schierata contro di lei, nonostante negli ultimi giorni siano state diverse le donne che hanno voluto esprimere solidarietà cone lei e che le hanno fatto addirittura pervenire una serie di regali.

Fino ad ora le uniche notizie che erano trapelate su di lei erano arrivate a noi tramite i suoi legali, che hanno descritto una donna che ancora non si rende pienamente conto di quanto accaduto.

Nemmeno la mamma è riuscita a perdonare la 37enne, anche se c’è stato chi è convinto che i suoi familiari avrebbero potuto fare di più per salvare la bimba: “Le ho dato pure casa mia – ha detto in una telefonata a Quarto Grado -. Non l’ho lasciata in mezzo a una strada. Questa il lavoro non sapeva neanche dov’era. Le mandavo i soldi, le mandavo la roba, di tutto e di più. Questa cosa non la doveva fare. Perché lei se non voleva la bambina doveva solo parlare. È atroce quello che ha fatto”.

Non sarà comunque semplice quando lei capirà davvero quanto sia grave quello che è accaduto, come ha riferito il suo avvocato Solange Marchignoli: “Alessia allo stato non ha nessuna consapevolezza di quello che è successo. Mi racconta questa storia come una storia lontana da sé, come una storia che riguarda una terza persona e un fatto che riguarda una bambina”.

Nel corso della trasmissione è stata inoltre fatta ascoltare una telefonata tra Alessia Pifferi e l’altro suo avvocato Luca D’Auria, da cui emerge un quadro per molti inaspettato della donna: “Diciamo che in una situazione così potrei stare anche un po’ meglio. La bambina mi manca da morire… E il carcere non è di certo un bel posto, quindi… Sono demoralizzata al massimo e traumatizzata e spaventata da tutto. […] Vorrei solamente poter tornare indietro e riavere mia figlia”.

 

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