Alessia Pifferi si trova in carcere dal 21 luglio 2022 con l’accusa di omicidio volontario per avere abbandonato la sua bambina di soli sedici mesi per sei giorni a casa da sola, ma solo ora sembra stia riuscendo ad elaborare l’accaduto. A sostenerla in questo percorso sono i suoi avvocati, nonostante sia stata respinta per due volte la loro richiesta di farla seguire da due specialisti del carcere di San Vittore.

Alessia Pifferi sta elaborando quanto è accaduto – sono le parole dell’avvocato Solange Marchignoli alla stampa -. È molto in difficoltà, va dagli psicologi del carcere e si sta un po’ schiarendo. I nostri consulenti la aiuteranno”.

La 37enne si è intanto presentata per la seconda volte in Tribunale a Milano per il processo a suo carico e ha fatto una richiesta inaspettata: vorrebbe avere con sé in carcere una foto della piccola Diana. “La foto l’aveva una signora che faceva da baby sitter alla bambina”. La donna si è detta disponibile a fargliela recapitare.

Non solo, Alessia vorrebbe anche sapere dov’è sepolta la figlia, nella speranza che i giudici possano concederle di andare a visitare la tomba.

Il gip di Milano Fabrizio Filice, che si sta occupando dell’indagine, ha nel frattempo dato parere favorevole all’istanza di Marchignoli e Luca D’Auria, i due avvocati che stanno assistendo la donna, per analizzare gli oggetti che erano presenti nell’appartamento in via Parea dove vivevano mamma e figlia.

Particolare attenzione sarà rivolta al contenuto del biberon e del flaconcino di En (benzodiazepine) che era accanto alla culla in cui Diana è stata trovata morta. I risultati che emergeranno saranno oggetto di discussione nell’udienza prevista il 30 gennaio 2023.

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