Táhirih, il cui vero nome era Fatimah Baraghani, è stata una figura straordinaria nel panorama culturale e religioso del XIX secolo in Persia (l’attuale Iran). Nata nel 1817 a Qazvin, una città nel nord-ovest della Persia, Táhirih è diventata famosa per le sue doti poetiche, la sua intelligenza acuta e il suo impegno per i diritti delle donne e l’uguaglianza.

Il suo nome, Táhirih, significa “la pura” o “la casta”, un epiteto che riflette la sua devota fede nella fede bahá’í, una religione che promuove l’unità spirituale, l’uguaglianza di genere e l’armonia tra le diverse tradizioni religiose. In giovane età, Táhirih dimostrò una straordinaria abilità nel campo della letteratura e della poesia, attirando l’attenzione dei suoi contemporanei.

Uno degli aspetti più notevoli della vita di Táhirih è il suo coinvolgimento nel movimento del Bab, un movimento religioso sorto nella prima metà del XIX secolo in Persia. Il Bab, che significa “la porta” in arabo, era il titolo assunto da Siyyid ‘Ali-Muhammad, il fondatore del movimento.

Il babismo suggerisce un’interpretazione metaforica del Corano e delle tradizioni, sottolineando l’importanza fondamentale di condurre una vita virtuosa così come viene descritta nel testo sacro dell’Islam.

Táhirih si convertì al bábismo e divenne una fervente sostenitrice del movimento, contribuendo notevolmente alla diffusione della nuova fede. La sua eloquenza e la sua passione per l’uguaglianza di genere la resero un simbolo di forza e determinazione nella lotta per i diritti delle donne.

Tuttavia, la sua attività provocò opposizione e ostilità da parte delle autorità religiose e politiche dell’epoca. Nel 1848, durante una conferenza di notabili e studiosi religiosi, Táhirih fece una dichiarazione audace e rivoluzionaria: dichiarò di essere il Bab annunciato dal profeta dell’Islam. Questo atto fu una sfida diretta all’autorità religiosa dominante e portò irrimediabilmente a conseguenze gravi.

Come risultato della sua dichiarazione, Táhirih fu arrestata e imprigionata in condizioni molto dure. Nonostante la persecuzione, mantenne la sua dignità e la sua forza interiore. La sua prigionia non riuscì a spegnere il suo spirito ribelle, e le continue persecuzioni culminarono con il suo martirio nel 1852.

Si narra che lo scià Nasiri’d-Din volle incontrarla e Táhirih si presentò di fronte a lui con il viso scoperto. Un riassunto della storia del primo secolo della fede babi-baha’i riferisce che prima della sua morte, l’eroina pronunciò queste parole incisive: “Potete persino uccidermi, se lo desiderate, ma non riuscirete a fermare l’emancipazione della donna“.

Il suo coraggio e la sua dedizione hanno ispirato molte persone nel corso dei decenni, rendendola una figura iconica nel contesto della lotta per i diritti umani e la libertà religiosa.

Oggi, Táhirih è celebrata come una figura eroica e una pioniera per i diritti delle donne e la libertà religiosa in molte comunità bahá’í. La sua eredità continua a ispirare coloro che lottano per la dignità umana, l’uguaglianza e la libertà in tutto il mondo.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!