La ricerca della cosiddetta anima gemella è qualcosa a cui siamo ormai abituati. Di questa persona speciale, l’altra metà della nostra mela, hanno parlato in lungo e in largo i poeti e i filosofi nel corso dei secoli, così come sono innumerevoli i film che si incentrano sulla sua ricerca. Ma l’anima gemella esiste o è un mito?

Un numero sorprendente di persone (anche di diverse culture) crede fermamente nell’esistenza dell’anima gemella. Gli esperti ritengono che il fatto di credere o meno all’anima gemella dipenda dalle esperienze di vita che abbiamo fatto e dal modo in cui interagiamo con le altre persone.

Tuttavia, la ricerca spasmodica del nostro vero amore può in realtà compromettere lo sviluppo ottimale di una relazione, caricandola di aspettative.

L’anima gemella è un mito?

Il termine “anima gemella” è stato introdotto solo nel XIX secolo, benché se ne facesse riferimento da secoli (basti pensare a come ne parla Platone nel Simposio).

Il suo primo uso registrato è datato 1822, quando il poeta Samuel Taylor Coleridge scrisse in una lettera “Per essere felice nella vita matrimoniale… Devi avere un’anima gemella”. Brad Wilcox, professore di sociologia e direttore del National Marriage Project presso l’Università della Virginia, negli Stati Uniti, ha notato un aumento del fascino delle anime gemelle a partire dagli anni ’70, quando l’avvento della cultura individualista ha rivoluzionato il nostro approccio alle relazioni.

“Ora è più probabile che le persone cerchino relazioni che le rendano felici e soddisfatte”, ha detto Wilcox alla BBC. “Questo è anche dovuto all’avvento di una prosperità senza precedenti in Occidente, che ha reso le persone meno dipendenti dal matrimonio per la sopravvivenza economica. C’è stato un passaggio da un approccio pragmatico al matrimonio a un modello di matrimonio più espressivo. Con l’accrescimento del fascino dell’anima gemella è risultato chiaro che le aspettative delle persone verso il proprio partner sono più psicologiche che materiali“.

Certo, credere all’anima gemella è molto difficile se si guardano le statistiche: la maggior parte della gente tende infatti a sposarsi e ad avere figli con persone che vivono nel loro stesso Paese (per non dire nella stessa città) e con cui hanno frequentato l’università o il liceo. Con quasi otto miliardi di persone al mondo, risulta quantomeno improbabile che si possa incontrare l’anima gemella a scuola o in ufficio. Ma allora perché continuiamo a crederci?

“Il mito dell’anima gemella promette che nel panorama vertiginoso e spesso confuso delle app di appuntamenti ci sia in realtà una corrispondenza che darà un senso a tutto”, ha spiegato Bradley Onishi, professore di religione presso lo Skidmore College.

“Il mito dell’anima gemella promette che l’isolamento e la solitudine che così spesso fanno parte dell’esperienza umana sono solo temporanei”, ha continuato Onishi. “Che un giorno ci sarà un lieto fine in cui saremo uniti a Colui che ci comprende a tutti i livelli. Promette, insomma, un’ancora alla vita moderna a cui molti non riescono a resistere”.

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