"Rompermi la carrozzina è come tagliarmi le gambe", il post di Anita Pallara
Lo sfogo di Anita Pallara, affetta da SMA: "Mi hanno rotto la carrozzina elettrica durante un viaggio aereo. È come tagliarmi una gamba".
Lo sfogo di Anita Pallara, affetta da SMA: "Mi hanno rotto la carrozzina elettrica durante un viaggio aereo. È come tagliarmi una gamba".
Le barriere architettoniche cui facciamo ricevimento quando parliamo di inclusività per le persone con una disabilità non sono solo quelle che si trovano per le strade delle nostre città, sui mezzi pubblici, nei parchi. Una barriera è, per definizione, qualunque cosa ostacoli il normale svolgimento delle attività quotidiane per tutti e tutte, e nel caso delle persone con disabilità anche un semplice viaggio aereo diventa spesso una vera e propria odissea.
Soprattutto perché le compagnie mancano spesso e volentieri di attrezzature, spazi e strutture adeguate per accogliere le esigenze particolari di queste persone, nel caso debbano muoversi con una sedia a rotelle, ad esempio. Già la nostra contributor Giulia Lamarca ci aveva raccontato tutte le difficoltà dell’essere una persona con disabilità che deve affrontare un viaggio aereo, e di quanto fosse umiliante fare i conti con la differenza di trattamento rispetto ai cosiddetti “normodotati”, motivo per cui le persone con disabilità talvolta rinunciano direttamente a viaggiare.
Dai social ci arriva oggi un’altra testimonianza, che suscita davvero molta rabbia. A scriverla è Anita Pallara, Presidentessa dell’Associazione “Famiglia Sma”, che da anni è impegnata attivamente nel campo dell’informazione sull’Atrofia muscolo spinale, da cui lei stessa è affetta. Il suo sfogo lascia indignati proprio perché fa comprendere appieno come le esigenze assolutamente normali e lecite delle persone con disabilità siano sistematicamente ignorate.
Martedì 6 luglio 2021 parto da Bari con il volo Ryanair destinazione Cagliari – scrive Anita – Preparo tutta la documentazione richiesta per viaggiare con una SEMPLICE CARROZZINA ELETTRICA, pago un biglietto normale come tutti nonostante il mio (come quello di tutte le persone disabili) non sia un trattamento normale. Veniamo caricati quando e come decidono l’aereoporto e il vettore, ognuno con regole diverse, dobbiamo spiegare 100 volte che le carrozzine non sono bombe ad orologeria ma semplice carrozzine elettriche, difficilmente siamo chiamati passeggeri ma siamo sigle. Per l’esattezza io sono CHARLIE.
Mio padre (o mia madre) si occupano di organizzare la carrozzina pronta per essere imbarcata, stacchiamo i contatti, imballiamo il joystick, facciamo vedere come sbloccare e bloccare i freni per muoverla a mano.
Ryanair non ha uno spazio dedicato in stiva, le carrozzine vengono caricate come bagagli, come merce, nessuna attenzione verso una cosa SACRA.
Risultato arrivo a Cagliari e mi ritrovo con una carrozzina completamente inutilizzabile, sono lontana da casa, non mi posso muovere e la mia carrozzina nuova (aprile 2021) per un banale volo aereo è distrutta.Le carrozzine non sono oggetti. È come se da ieri improvvisamente mi avessero tagliato le gambe e le braccia, senza avvertirmi, senza anestesia. È un dolore e una VIOLAZIONE dei propri diritti e del proprio corpo inimmaginabile.
Ora non so come evolverà la questione, so per certo che questa cosa deve finire.
Chiedo a tutti di condividere e aiutarmi a fare casino.ENOUGH IS ENOUGH.
Il giorno dopo Anita pubblica un altro post, perché naturalmente la sua storia è diventata rilevante a livello nazionale, molti media ne hanno parlato.
In meno di 24h si è alzato un bel polverone mediatico e non solo. Per questo ringrazio davvero tutti giornalisti e non che si sono adoperati e si stanno adoperando a fare casino. Ci tengo a ringraziare anche la Regione Puglia e Michele Emiliano per essersi immediatamente attivati con la rete aereoportuale di Bari che mi ha dato massimo sostegno e supporto.
La situazione è invariata sul lato pratico, la carrozzina è fuori uso, probabilmente ha subito anche danni al telaio e questo mi fa stare seduta veramente molto scomoda. Domani mi arriverà un joy stick sostitutivo di emergenza per cercare di tamponare la situazione, nel caso in cui non dovesse funzionare o dovessi stare troppo scomoda rientreremo a Bari per andare immediatamente a Roma a valutare i danni e le relative riparazioni. Una carrozzina elettrica non è sostituibile, è minuziosamente e millimetricamente settate sulle mie esigenze.
Ho contattato un avvocato che mi seguirà in tutte le procedure per la richiesta di danni.
Ryanair mi ha contattato, ho rispiegato tutto l’accaduto e siamo rimasti d’accordo che domani ci aggiorneremo per capire come evolve la situazione.
Ripeto la carrozzina non è sostituibile e i danni subiti sono ingenti e non facilmente riparabili.
L’unica cosa buona di questa faticosissima vicenda è che forse sta dando visibilità ad un problema enorme e spesso non conosciuto.
Nonostante il dispiacere, e il disagio arrecato dal danno alla carrozzina, la sola speranza è infatti che episodi gravi come quello capitato ad Anita possano davvero far riflettere su quanto sia importante fornire un servizio adeguato, e sicuramente equiparato a quello delle persone normodotate, alle persone con disabilità, la cui vita non può essere limitata da una carenza in termini di strumenti, competenze e strutture.
Rompere la carrozzina a una persona con disabilità è come rompere la gamba a una persona e impedirle di camminare: non sono cose che “possono succedere”. Non dovrebbero succedere. Ed è incredibile che protesi, sedie a rotelle e ausili per persone con disabilità siano ancora trattate come bagagli da mettere in stiva, e di cui non occuparsi minimamente. È una questione di civiltà.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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